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Rick Remender crea Giant Generator uno studio ospitato dalla Image Comics "per gestire al meglio tutti gli aspetti produttivi ed economici delle mie creature"


Nasce Giant Generator lo studio fondato da Rick Remender e dai suoi partner artistici all'interno della Image Comics


Dopo essersi imposto all'attenzione del grande pubblico grazie a una lunga e proficua collaborazione con la Marvel (di cui ricordiamo l'indispensabile ciclo narrativo dipanatosi sulle pagine di Uncanny X-Force/Avengers, l'ottimo Capitan America e il bislacco, ma irresistibile, FrankenCastle), Rick Remender ha deciso di prendersi una (lunga?) pausa dal fumetto for hire ("al soldo" di un editore committente) per dedicarsi anima e corpo a opere creator owned (sulle quali ha, dunque, totale controllo sull'aspetto creativo e di detenzione dei diritti).

In un tempo relativamente breve Remender, trasferitosi armi e bagagli alla Image Comics, ha lanciato quattro collane regolari e una miniserie: dalle fantascientifiche Black Science (realizzata in coppia con Matteo Scalera e proposta in Italia da Bao Publishing) e Low (con al fianco Greg Tocchini, pubblicata nel nostro paese da Edizioni Star Comics) al crime Deadly Class (con Wes Craig, da noi edito da Panini Comics) passando attraverso il fantasy di Seven to Eternity (affiancato da un Jerome Opena in forma strepitosa, ancora inedito qui da noi ma di prossima pubblicazione per Panini Comics), lo scrittore ha abbracciato tutte le branche dell'immaginario creando un vero e proprio Remenderverse. A questo punto era inevitabile che il passo successivo sarebbe stato di tipo burocratico, seguendo l'operato dei padri fondatori della Image Comics, l'autore ha dato sostanza alle sue idee creando una sua etichetta, indispensabile per gestire le sue creazioni e per intessere rapporti con l'industria di Hollywood (che si è prontamente dimostrata interessata).

Low
illustrazione di Greg Tocchini

Nasce così Giant Generator (giantgenerator.com), uno studio che si propone di fungere da ombrello per tutte le serie creator owned prodotte da Rick Remender e dai suoi collaboratori, così come del merchandise e degli eventuali adattamenti per cinema e TV. A spiegare la filosofia dello studio ci ha pensato lo stesso scrittore, durante una interessante intervista rilasciata alla webzine CBR. Che cos'è, dunque, Giant Generator? Cosa la ha ispirata e perché si è deciso di crearla proprio adesso? "Ho quattro diversi progetti che sono attualmente in lavorazione per essere adattati come serie TV, mentre un altro è stato opzionato per un film, mentre altre cose bollono in pentola. E via via che tutti questi progetti prendevano forma prendevo sempre più consapevolezza che avrei avuto bisogno di un ombrello sotto il quale ospitarli e del nome di una compagnia. Qualcuno scherzosamente ha parlato dei miei progetti indicandoli come parte del Remenderverse. Dopo averci riso un po' su ho realizzato che avrei dovuto trovare un nome per lo studio, almeno per esser certo di non essere bastonato [risate]. Questa è stata la mia vera ispirazione; semplicemente riconoscere che mi trovo in una posizione in cui stiamo iniziando a sviluppare giocattoli e statue, una linea di fumetti, forse film e serie TV. Era ora di dare un nome alla vecchia casa di produzione". Giant Generator è in qualche modo comparabile con Skybound? "Sì, tranne che per il fatto che noi abbiamo un contratto in esclusiva con la Image; al contrario di Robert io non sono un partner della Image. Skybound è un po' diversa, è più simile alla Top Cow. E' ufficialmente una parte della Image, mentre Giant Generator è solo il mio studio che fa da raccordo per tutte le mie collaborazioni. Con l'evolversi del settore, tutte le serie creator owned stanno diventando sempre più visibili per l'industria cinematografica, televisiva, dei videogame e degli altri media. Nel piatto vengono messi sempre più soldi, e questo rende sempre più difficile lavorare. Ho lavorato nel settore delle serie creator owned negli ultimi venti anni, e ho sempre diviso a metà con i miei partner artistici la proprietà delle opere. In un paio di situazioni questa decisione mi si è rivoltata contro, e così il buon senso mi consiglierebbe di mantenere il copyright delle opere e assumermi tutte le decisioni lavorative. Ci sono un sacco di buoni motivi per farlo, ma in definitiva, una delle cose che volevo affermare con la creazione di questa società era: con l'energia, lo sforzo e l'amore profusi in queste opere, dovremmo condividerne la proprietà. Se questo vuol dire che l'artista vuole fare qualcosa di sconsiderato dal punto di vista morale o degli affari [risate], be' così sia! Giant Generator è un modello di business nel quale le opere sono di comproprietà degli autori. In genere si tratta di 50 e 50, ma in alcuni casi la percentuale decresce un po' perché vengono coinvolti il colorista e gli altri membri dello staff. Gli artisti sono coinvolti in ogni aspetto decisionale, anche per quel che compete le decisioni economiche; il che vuol dire che sono coinvolti in qualsiasi aspetto del processo produttivo, dall'inizio alla fine". In altri studios occasionalmente accade che i creatori sviluppano idee che vengono poi affidate alla realizzazione di altri autori. Succederà anche con Giant Generator? "A un certo punto ci ho pensato per Tokyo Ghost. Avevo designato un altro team artistico e definito e un altro scrittore per realizzare i successivi dieci numeri della serie. Ma poi, un po' per la gestione economica della cosa, e soprattutto perché Tokyo Ghost è frutto di un atto d'amore mio e di Sean Murphy. Gli abbiamo dedicato due o tre anni, e alla fine ne è venuta fuori un'opera così piacevolmente personale che alla fine ci è risultato davvero difficile affidarla in mani altrui. Magari in futuro le cose cambieranno. Al momento non mi sembra naturale affidare ad altre persone le mie opere. Non sono una casa editrice come lo è la Skybound all'interno della Image, non ho intenzione di pubblicare serie di altre persone. Questo è lo studio che si occupa delle serie mie e delle persone con le quali collaboro". 



Illustrazione di Matteo Scalera
per la copertina di Black Science 21

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