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Ed Brubaker: "Ho cancellato il mio account di Twitter, vi spiego il perché"



Ed Brubaker - l'acclamato scrittore di Capitan America, Criminal, Fatale (ecc..),
spiega le motivazioni che lo hanno spinto a chiudere il suo account di Twitter



I più attenti tra voi si saranno di certo resi conto che da qualche tempo su twitter è scomparso l'account di Ed Brubaker. Una assenza "pesante" dal momento che il contributo dell'autore di Capitan America, Criminal, Fatale (e molti altri eroi di cellulosa) era sempre degno di interesse. Ma cosa è accaduto? Quali sono state le motivazioni che hanno spinto lo scrittore a lasciare il social network? A spiegarcelo è lo stesso Brubaker tra le righe della sua newsletter aperiodica:

Ed Harris, interprete di uno dei personaggi della serie TV Westworld.
di cui Brubaker è stato sceneggiatore

Ho cancellato il mio account twitter dopo averci riflettuto su molto a lungo e averne chiacchierato altrettanto a lungo, e sono state diverse le motivazioni che mi hanno spinto, alla fine, a farlo. La principale, con tutta probabilità, è che la propria presenza su un social network ti porta via una enormità di tempo. Anziché trascorrere il mio tempo facendo scorrere la rotellina di un mouse perdendomi nelle congetture e nei pensieri sparsi di un mucchio di persone, ho pensato che avrei potuto piuttosto impegnarlo leggendo libri, scrivendo o andando al cinema. Negli ultimi anni, ho assistito all'evoluzione di twitter, e ho cominciato a percepire la sua presenza con un senso di irritazione. Nel corso degli anni ho subito qualche abuso, ma non è stato questo a convincermi a lasciare. A un certo punto sono arrivato alla conclusione che non volevo trascorrere tutto il mio tempo ad ascoltare tutto tutto ciò che passa per la testa delle altre persone, per lo più semplificato in 140 caratteri. Un limite che credo non favorisca la comunicazione e la comprensione di ciò che gli altri hanno da dire, e che, in qualche modo, ha contribuito a cambiare il modo in cui le persone interagiscono nella vita di tutti i giorni. L'ho visto accadere a me stesso, quella sensazione di doversi sentire in obbligo di avere una opinione su qualsiasi cosa, di non riuscire a leggere un articolo e limitarsi a fare un cenno di assenso con il capo; quella sensazione di sentirsi in obbligo a scrivere un tweet per linkare quell'articolo, che poi se qualcuno non è d'accordo con quanto scritto in quell'articolo ti senti subito obbligato a ingaggiare una discussione con lui -- e tutto in soli 140 caratteri. E la cosa peggiore, è quella strana sensazione che ti spinge costantemente a tener d'occhio cosa accade e come si sviluppa la discussione -- cosa starà dicendo la gente? "Cosa potrebbe accadere se qualcuno si dovesse rivelare di essere un idiota e io non fossi presente per dirglielo?"
Velvet


In gran parte Twitter è anche un'illusione. Ti consente di parlare con decine di persone, e ti fa sentire come se tu fossi un distributore automatico che si trova dinnanzi a migliaia di persone. In tutta onestà, sono molte più le persone che leggono questa newsletter rispetto a quelle che leggevano i miei tweet. Così, preferisco da questo momento trascorrere la maggior parte del mio tempo libero stando offline. E, dopo che è trascorso quasi un mese da quando ho preso questa decisione, non ne sento affatto la mancanza. Questa newsletter e le email che vengono spedite alle pagine della posta dei nostri fumetti mi danno l'opportunità di restare in contatto con i lettori e di dir loro a cosa stiamo lavorando, cosa stiamo realizzando, e come ho già detto, coloro che mi leggono adesso sono molti di più.
incognito

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