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COMIX FACTORY INTERVISTA WALT SIMONSON!

Particolare della copertina di Batman la moneta di Giuda

La scorsa settimana, dopo una lunga e spasmodica attesa, la Panini Comics ha portato a compimento la pubblicazione dei volumi della collana Omnibus dedicati alla raccolta del monumentale (ed epocale) ciclo di episodi realizzati da negli anni '80 da Walt Simonson (e Sal Buscema), contemporaneamente la RW Edizioni ha dato alle stampe la graphic novel di Batman, intitolata la moneta di Giuda  e realizzata dallo stesso Simonson. Quale occasione migliore per proporvi questa intervista realizzata dal sottoscritto nel 2006 (quando ancora ero alle redini del Mega)? Ovviamente, da quando ho raccolto questa intervista a oggi è scorsa un bel po' di acqua sotto i ponti, e alcune cose sono cambiate. Simonson, a esempio, non lavora più in esclusiva per DC Comics, è tornato alla Marvel per la quale (su testi di Bendis e Waid) ha realizzato due cicli di episodi degli Avengers e di Hulk. 


le copertine dei due omnibus editi da Panini Comics
(se vi servono e non sapete dove comprarli...
... ricordatevi che Comix Factory è anche una fumetteria :-)

Walt Simonson
Ciao Walt, benvenuto sulle pagine di Mega! Devo ammetterlo, sono davvero molto emozionato di avere l’opportunità di intervistarti. Secondo me (e non solo) tu sei uno dei più grandi autori in attività, l’uomo che si cela dietro grandi cicli narrativi come la mitica run su Thor, o le godibilissime gestioni di serie come Fantastici Quattro, Orion e Elric… senza dimenticare Star Slammers la tua serie creator owned, amatissima da pubblico e critica. È molto difficile presentarti ai nostri lettori senza esagerare con i superlativi, quindi cedo a te la parola e ti chiedo: chi è Walt Simonson?
Prevalentemente, penso a me stesso come ad una persona che scrive e disegna fumetti. Ma dal momento che sono in circolazione da un bel po’, ho realizzato MOLTISSIMI fumetti. 

Quali autori ti hanno maggiormente influenzato? È corretto affermare che il tuo stile è una moderna rielaborazione del classico stile di Kirby? 

Nel corso degli anni sono stato influenzato da moltissimi autori. Di certo, Jack Kirby è una delle

più importanti fonti di ispirazione anche se, ad esser sinceri, ho davvero visto i suoi disegni solo quando ero già al college. In realtà non saprei dire se ho provato più a imitare lo stile di Kirby o se ho provato a catturare in qualche modo quella energia che egli riversava nelle sue pagine.
Modesty Blaise
illustrazione di
Jim Holdaway
L’altro autore che mi ha molto influenzato è stato, con tutta probabilità, Jim Holdaway, il primo disegnatore della striscia giornaliera di Modesty Blaise. Jim era un meraviglioso narratore per immagini, un disegnatore grandioso. Ancora oggi mi capita di leggere i suoi lavori più e più volte, per rinfrescare nella mia mente il suo lavoro. Inoltre tra gli artisti che mi hanno influenzato devo annoverare tutti gli artisti che lavoravano alla Marvel negli anni ’60, quando leggevo i fumetti realizzati da gente come Steve Ditko, Don Heck, John Buscema e altri. In genere le mie influenze artistiche sono molto eterogenee. Oltre agli autori che ho citato fino ad ora, non posso non citare Carl Barks, ed alcuni artisti internazionali come i francesi Giraud, Druillet e Mezieres, lo spagnolo Palacios, l’italiano Toppi e il giapponese Otomo. 


Come scrittore, invece, devo moltissimo ad Archie Goodwin (con il quale ho lavorato su Manhunter) e a J.R.R. Tolkien. Mi piace moltissimo l’approccio di Tolkien nella creazione di un mondo nel quale hai sempre la sensazione che dietro ogni angolo si possa nascondere qualsiasi cosa, hai sempre l’impulso di recarti verso quell'angolo per dare un’occhiata. Sento che, nonostante si tratti di un mondo immaginario, sia riuscito a rendere la sua Terra di Mezzo un mondo reale, e io cerco di emulare questo tipo di operazione ogni volta che posso. 

In genere cerco di adattare il tipo di disegni alla storia. Così, per esempio, sulle pagine di Manhunter e Alien ho disegnato personaggi le cui proporzioni sono abbastanza normali, mentre su Thor i personaggi sono un po’ esagerati. 

Una delle caratteristiche che contraddistinguono le tue tavole sono i suoni onomatopeici, talmente forti da un punto di vista visivo che sembrano davvero assordanti. Come hai sviluppato questa peculiarità? 

Ho frequentato l’istituto d’arte nei primissimi anni ’70. Durante quegli anni seguii un corso in
Uno degli spettacolari
effetti sonori inseriti
da Walt Simonson
nelle sue storie
(per la cronaca questo
è tratto da Thor) 
tipografia e sviluppai un amore per i font e per i caratteri di stampa. Frequentavo ancora l’istituto quando iniziai a realizzare i miei primi fumetti (compresa una prima versione di Star Slammers), e come facevo con tutto il resto realizzavo anche il lettering e le onomatopee. Mi dilettavo a sperimentare con i caratteri tipografici, rendendo i suoni una parte integrante delle mie tavole e, quindi, risultò naturale per me sperimentare con le differenti possibilità. Penso che, come conseguenza di questi miei primi lavori, ho sviluppato un interesse particolare nel cercare di incorporare il lettering nella composizione della mie tavole, rendendolo un elemento integrante con il resto del disegno. 

Ultimamente in Italia è stato pubblicato, per la prima volta, Manhunter. Un gran bel fumetto che, a dispetto del passare degli anni, risulta sempre una lettura fresca ed attuale… ma anche decisamente distante dalla maniera attuale in cui si realizzano i fumetti. Cosa ricordi della realizzazione di Manhunter, e cosa è cambiato nell’industria del fumetto da quando è stato prodotto? 

Il più grande cambiamento, almeno dal punto di vista creativo, consiste nel fatto che le storie adesso sono progettate per essere raccolte in volume. Molti fumetti, pubblicati nel classico formato spillato, adesso sono spesso considerati solo come singoli “capitoli” di una storia più lunga, spesso divisa in sei parti. E il modo di scrivere le storie è stato modificato per adattarsi a questo concetto. Ad esempio nelle serie regolari non avviene più che un personaggio venga in ogni numero presentato ai lettori o che la storia sia ricapitolata all’interno dell’albo stesso.
Manhunter
Generalmente il lettore deve leggere tutta la storyline per comprendere la trama. Lo stesso Manhunter fu originariamente concepito per essere una serie “limitata”. Dove essere semplicemente una serie riempitivo da pubblicare su Detective Comics, e doveva essere pubblicata fino a quando avremmo avuto qualcosa da raccontare. Ma quando Archie Goodwin, che ne era lo scrittore, decise di cambiare lavoro e lasciare la DC Comics per andare alla Warren, decidemmo di portare a compimento la storia di Manhunter. Sapevamo che il successore di Archie alla supervisione di Detective Comics non avrebbe utilizzato il personaggio e così decidemmo di chiudere la storia in un modo che non sarebbe mai stato possibile fare con una collana regolare. Credo che questa nostra decisione rese l’intera serie molto drammatica, specialmente se comparata alle altre serie pubblicate negli anni ’70. Diede un senso di compiutezza alla serie, una sensazione che è veramente difficile riuscire a provare nei confronti di un personaggio titolare di una serie regolare.
 

Quando il tuo nome viene pronunciato c’è immediatamente qualcuno che parla della tua mitica gestione della serie dedicata a Thor. Cosa pensi di questo immediato collegamento? Sei contento di essere ricordato sempre per la stessa opera, anche se si tratta indubbiamente di un capolavoro?

Bene, sebbene siano trascorsi venti anni da quando ho realizzato quelle storie, è piacevole essere ricordati per qualcosa. 

Cosa ne pensi della tua gestione della serie? Credi si tratti della cosa migliore che tu hai prodotto nel mondo dei comics? Tra le tue opere, qual è la tua preferita? 

Non c’è un’opera che preferisco. Ci sono numerosi progetti che ho realizzato nel corso degli anni e che mi piacciono per un sacco di differenti ragioni. Tra questi non posso non menzionare Manhunter, la graphic novel di Alien, Thor, i Fantastici Quattro, Orion e Elric sono le mie opere preferite tra quelle che ho fatto e di cui continuo ad essere soddisfatto. E sono molto orgoglioso anche della miniserie Tartan vs Predator che ho scritto per le matite di Lee Weeks. 

Puoi raccontarci qualche aneddoto riguardante le tue storie di Thor? 

Be’ vediamo… potrei dirti che durante la mia gestione del personaggio mi fu fornito un piccolo aiuto per realizzare un episodio, uno di quelli che, alla fine, ritengo sia uno dei migliori episodi dell’intero ciclo. 

Un particolare dell'episodio di cui parla Walt Simonson
(pubblicato negli USA su Thor 344 e recentemente
ristampato in Italia da Panini Comics su
Marvel Omnibus Thor vol. 1)

Nella storia di cui parlo Balder era stato inviato in missione da Odino per incontrarsi con Loki. Il Dio dell’inganno durante l’incontro provocò Balder in maniera talmente irritante che Balder stesso non riuscì a trattenersi e, in preda all'ira, gli tagliò la testa! Questo, naturalmente, non era un comportamento da Balder che, subito dopo aver commesso l’omicidio scappò via ritirandosi per un po’ in una specie di folle esilio. Inconsapevole che Loki, dopo la fuga di Balder, non aveva fatto altro che alzarsi e riporre la testa al suo posto ridendo dell’intero incidente. 

Nei miei programmi originali, la storia era diversa. Avevo infatti pianificato che Balder avrebbe diretto la sua spada sul pavimento, poco distante dalla testa di Loki (che in questa versione giaceva steso sul pavimento) poi, resosi conto che era andato molto vicino all’assassinio di Loki, Balder sarebbe fuggito via. Un giorno ne parlai con Chris Claremont negli uffici della Marvel e quando gli raccontai come sarebbe andata a finire la storia Chris disse qualcosa come: “Oh! Credevo che davvero gli avrebbe tagliato la testa”. 

Ci pensai un po’ su e decisi che questa sarebbe dovuta essere la conclusione di quell'episodio. Dopo tutto, Loki è un mago, e rimettere la testa sulle proprie spalle poteva non essere che un piccolo inconveniente. Ma sarebbe stato un gran colpo di scena. Così modificai il finale e la storia fu molto migliore, grazie a Chris. 

Loki raccoglie la sua testa...

La tua gestione della serie di Thor fu molto controversa. Cancellasti una parte della storia passata del personaggio, dando vita ad una frattura nella continuity del personaggio. Un approccio che attualmente è molto frequente alla Marvel, possiamo affermare che sei un precursore. Ma perché cancellasti parte del passato di Thor? È necessario “rinfrescare” i vecchi personaggi per renderli appetibili alle nuove generazioni? 

Sinceramente io la metterei diversamente. 

Non credo di aver riportato indietro o ‘cancellato’ qualcosa del passato di Thor. Quello che ho tentato di fare è di essere fedele allo spirito originale della serie creata da Stan Lee e Jack Kirby. Mi sono, dunque, limitato a non fare riferimento diretto a quelle storie che non mi interessavano e che non erano necessarie per il background di ciò che mi stavo apprestando a raccontare. 

Non avevo alcuna ragione di fare un passo indietro per cambiare retroattivamente la continuity del personaggio. In un solo caso, ricordo, ho suggerito che ci fosse una versione alternativa di una storia che già era stata narrata da altri. 

Mi riferisco ad una storia scritta da Roy Thomas, nella quale raccontava le origini Marvel di Odino come se fosse una amalgama degli dei primordiali. A queste preferivo le origini mitologiche del personaggio e dunque scrissi una storia nella quale Odino diceva di chiamarsi Tiwaz e raccontava a Thor le sue origini, che quindi erano più fedeli a quelle della mitologia nordica. E sebbene questo suggeriva che le origini mitologiche erano preferibili, di fatto non smentiva quelle narrate da Thomas. 

L’idea era di dare ai lettori la possibilità di scegliere quale preferivano. Naturalmente la mia preferenza e le mie storie propendono per la versione mitologica, ma perché non dovrebbero? In fin dei conti sono le MIE storie. ;-) 

Detto ciò, sono convinto che i personaggi che sono in circolazione da un po’ hanno bisogno, di tanto in tanto, di essere svecchiati. Batman è un grande esempio. Prova a guardare quante volte, durante la sua lunga storia editoriale, è stato sottoposto ad operazioni di restyling. 
Operazioni che hanno interessato sia il modo in cui il personaggio viene raccontato che il suo aspetto esteriore.

Con la Marvel Comics hai prodotto dei gran bei fumetti… lavorando su alcuni dei più importanti personaggi dell’editore… fino all’inizio degli anni ’90, quando hai lasciatola casa delle idee e non hai lavorato più per la Marvel. Come mai?

Ho lasciato la Marvel nel 1991... o giù di lì. 

All’epoca sentivo che la Marvel stava attraversando una fase di cambiamento rispetto a quelle che che erano caratteristiche editoriali, pensai che a causa di quei cambiamenti sarei stato meno capace di esprimermi al meglio. Così iniziai a lavorare come free-lance per altri editori. Fino al 1996... o forse era il ’97... quando firmai un contratto in esclusiva con la DC Comics; da allora ho sviluppato molti diversi incarichi per loro e mi sono divertito nel farlo. E tutt'ora mi diverto e per questo lavoro ancora qui. 

Sulle pagine di X-Factor hai lavorato con tua moglie. Che tipo di esperienza è stata lavorare fianco a fianco con lei? Come è cambiato il tuo processo creativo rispetto alle tue altre esperienze professionali? 

Lavorare con Weezie fu una vera gioia. Adoro la sua abilità di dare profondità e spessore ai suoi personaggi ed apprezzo molto le sue storie. Quando collaborammo sulle pagine di X-Factor, parlavamo molto a proposito dei soggetti, dei personaggi e di qualsiasi altra cosa. Insomma la aiutai un po’ nello sviluppare i soggetti, ma la scrittrice della serie era lei. 

All'epoca c’era moltissimo da fare nel mondo degli X-Men. Fu veramente divertente farne parte. E se avevo qualche curiosità riguardo la storia o i personaggi non dovevo che uscire dal mio studio, salire le scale, andare nello studio di Weezie e chiedere a lei. 

una iperdinamica splash page
tratta da X-Factor #30

Negli ultimi anni hai diradato I tuoi lavori, come mai?

I motivi del mio ‘rallentamento’ risiedono principalmente nel lavoro stesso. Negli ultimi tempi, adattando il lavoro di Michael Moorcock, mi sono dedicato principalmente alla realizzazione di una storia di circa 200 pagine con protagonista Elric di Melnibonè. Mike ha scritto una nuova storia di Elric, un'avventura che è stata suddivisa in quattro parti raccolte in altrettanti comic book da 48 pagine. Li ho disegnati. E mentre lo facevo ho preso delle decisioni, come ad esempio quella di lavorare su fogli più gradi di quelli che avevo usato in precedenza durante la mia carriera, questo ovviamente mi ha fatto impiegare molto più tempo di quanto avevo previsto. 

In definitiva sono soddisfatto del mio lavoro. Ma ci ho impiegato quasi tre anni. Inoltre, credo di non essere più in grado di rispettare la mensilità, ci impiego un po’ di più per finire un lavoro. Non disegno una serie mensile da alcuni anni ormai. 

Cosa ne pensi della nuova direzione presa dal mercato dei fumetti? Attualmente ci sono differenze, rispetto al passato, nel realizzare un comic book? Che tipo di controllo eserciti sul tuo lavoro e cosa ne pensi del fatto che le storie attualmente vengono realizzate per essere raccolte in volume? 

Qui negli USA non tutti i miei lavori sono stati raccolti in volume. La serie di Thor è stata raccolta con molta lentezza, e l’ultimo ciclo deve ancora essere raccolto in volume. Il risultato è che io non ho mai davvero adattato la mia scrittura ad una successiva raccolta in volume. Di recente ho prodotto un paio di opere che nel corso di quest'anno saranno pubblicate in volume, e allora, vedendole potrei cambiare il mio approccio. 

Insomma sto attraversando una fase di transizione, di adattamento al mercato, e lo sto facendo con molto ritardo rispetto ai miei colleghi. Comunque credo che la raccolta in volume rappresenti una svolta molto importante per il mercato. 

Attualmente stai sceneggiando la collana mensile di Hawkgirl. Puoi parlarci di questa serie? 

È una serie interessante. Il primo albo da me scritto inizia con una gran novità, una modifica allo status del personaggio avvenuta nel giro di un solo mese, nel passaggio tra un albo e l’altro. Hawkman è stato “fatto fuori” dalla serie e se per i lettori è trascorso solo un mese,  nel tempo fittizio che scorre nel DC Universe è passato un anno. 

Hawkgirl
Così Kendra (hawkgirl) ha un anno in più ed è stata privata dell’uomo di cui è innamorata. Che fine abbia fatto è davvero un mistero; nessuno sa cosa gli sia accaduto. Inoltre Kendra ha trascorso un po’ di tempo in guerra, impegnata al fronte in un conflitto che opponeva due razze aliene (La Guerra Rann/Thanagar – Planeta DeAgostini Comics ndr). E si sa, la guerra cambia la gente. 
Credo che tutti questi fatti lasceranno il segno sul personaggio e questo è il personaggio al quale mi sto dedicando. A causa della sua esperienza in guerra e della perdita del suo compagno, quando farà ritorno a casa si renderà conto che le cose non sono restate immutate. Il mondo nel quale ha sempre vissuto non è rimasto immobile, anzi è diventato un luogo molto più pericoloso. 

Questa è la storia di quello che le è accaduto e di come la ha cambiata. In definitiva è la storia di una persona che cerca di recuperare l’equilibrio perso a causa dei fatti narrati nelle storie che hanno preceduto il mio arrivo sulla serie. Attualmente sto terminando un ciclo di storie nelle quali Kendra, che fino ad ora ha subito passivamente il succedersi degli eventi, assume un ruolo decisamente più attivo per determinare il suo destino. In altre parole sta agendo per cambiare il destino stesso dei falchi, e mi sta piacendo molto la piega che sta assumendo la storia. 

Quale sarà il tuo prossimo progetto? C’è qualche personaggio creator owned nel prossimo futuro? E c’è ancora qualche personaggio mainstream sul quale ti piacerebbe lavorare? 

Sto iniziando a realizzare le matite per un numero di Superman (il 666 pre-New 52), scritto da Kurt Busiek. È un numero doppio (di 38 pagine) e sarà pubblicato a luglio. Dopodiché sarà la volta di un progetto di lunga durata per la DC di cui sarò scrittore e disegnatore. Ma questo progetto mi impegnerà per un po’… quindi non sarà pubblicato se non il prossimo anno. Più di questo non voglio dire, se non che si tratta di qualcosa che davvero… davvero era da tempo che aspettavo di fare. E poi mi piacerebbe prima o poi realizzare un’altra storia degli Star Slammers. 

Per me è tutto, c’è qualcosa che vuoi dire ai nostri lettori? 

Cito l’ambasciatore Duke di Doonesbury: “siate saldi, volate bassi, e state feschi” 
Sembra un buon consiglio per tutti voi! E grazie per leggere le mie cose, ragazzi!

Omaggio di Walt Simonson a due grandi scrittori che molto
lo hanno influenzato: Tolkien e Moorkock




3 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Holdaway, Frank Bellamy
( Garth ) e Toppi
( al netto delle sue particolari splash pages in cui i personaggi si muovevano fondendosi ) = Simonson manner.
Azzarderei anche uno zinzino di Horak ( 007 ).

Comix Factory ha detto...

sempre un piacere leggerti, Crepascolo :-)

Erich ha detto...

Walter Simonson... un nome leggendario. Soprattutto in questi tristi tempi, in cui la qualità ha abbandonato le testate a fumetti DC e Marvel.

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