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La Marvel incontra le associazioni di librai e, tra una gaffe e l'altra, programma un futuro senza eventi narrativi e con il ritorno dei vecchi eroi

David Gabriel e Axel Alonso, protagonisti del Marvel Retailers Summit tenutosi a New York
giovedì 30 e venerdì 31 marzo 


Quello che si è tenuto giovedì 30 e venerdì 31 marzo presso gli uffici di New York della Marvel, doveva essere un grande evento, un'occasione indimenticabile. E così è stato, ma nessuno si sarebbe aspettato che l'incontro tra vertici e rappresentanti delle principali associazioni di librerie specializzate statunitensi (e non) sarebbe stato tramandato ai posteri come la Great Marvel Retailers Summit Debacle.

Non che gli intenti non fossero dei migliori: riportare, dopo uno iato di vent'anni, al centro del discorso tra librai e casa editrice, programmi editoriali, operazioni di marketing e percezione di chi sta dall'altro lato della filiera. Quello che forse non era preventivabile è l'eco che hanno avuto le parole di Axel Alonso e David Gabriel, rispettivamente Editor-in-Chief e Vice President della Marvel. Parole dette in sincerità, senza troppi preamboli e senza mezze misure. Parole in libertà che, (non troppo) sorprendentemente, hanno avuto risonanza mondiale (venendo in taluni casi distorte e strumentalizzate) rivelando alla comunità del fumetto (e non solo) che il re è nudo.

Al di là delle polemiche, accesissime, che hanno sconvolto il comicdom (sulle quali mi soffermerò tra poco) quello che è emerso è il fatto che i vertici della Marvel hanno ammesso, loro malgrado, quel che appare evidente da un po' di tempo: la politica editoriale dell'editore, fatta di eventi a ripetizione e di continui rilanci, ha mostrato la corda e le aspettative riposte nella All-New All-Different Marvel sono andate disattese. In un mercato asfittico come quello d'oltreoceano, è bastato il back to the basics della DC Comics e la sperimentazione di nuove formule distributive (il reso) per portare alla luce la attuale debolezza dell'industria del fumetto in generale e della casa editrice di New York in particolare. Più delle polemiche, alcune gratuite e create ad arte, è interessante leggere le parole di David Gabriel (di cui vi riporto il testo integrale dell'intervista) con le interessanti riflessioni sulla percezione di lettori e fumetterie sulle strategie adottate, e delle contromisure in fase di studio (se i grandi eventi narrativi a ripetizione mostrano la corda la Marvel annuncia che, dopo la conclusione di Secret Empire, "per almeno 18 mesi non abbiamo messo in programma nessun grande evento").


All-New All-Different Marvel
teaser promozionale illustrato da David Marquez per presentare, all'indomani della deflagrante conclusione di Secret Wars,
i nuovissimi eroi Marvel


In clima di collaborazione e confidenza, ad accendere la miccia della (involontaria) polemica è stato Axel Alonso; l'editor-in-chief della Marvel, nel rispondere in totale onestà e senza remore a chi gli rivolgeva delle critiche sull'utilizzo di troppi disegnatori, seppur di talento, sulle maxiserie destinate a ospitare la trame portanti degli eventi narrativi, l'Editor-in-Chief ha, infatti, risposto: "Ci siamo trovati in difficoltà quando abbiamo pianificato eventi destinati a essere scritti da un solo scrittore e disegnati da un solo disegnatore. E questo è avvenuto quando abbiamo pianificato una schedulazione troppo a ridosso della pubblicazione e/o quando lo scrittore all'ultimo  momento ha deciso di aggiungere un capitolo. Queste cose accadono e quando succede, tutti ne pagano le conseguenze. [...] Secret Empire è arrivato puntuale all'appuntamento con le fumetterie e questo perché lo abbiamo fatto disegnare a più di un artista. Questo è il  nostro modello di lavoro. [...] Appena fui nominato Editor-In-chief realizzammo AVX. Quando suggerii il ricorso a più artisti e più sceneggiatori, Dan Buckley si trasformò in Hulk Rosso, urlandomi contro che questo non era il nostro modo di realizzare gli eventi. Al che gli risposi che alcuni eventi già li realizzavamo in quella maniera, gli eventi degli X-Men (che in genere si dipanano a zig zag sulle varie testate regolari - ndStefano). Quello che sta a cuore dei lettori è la rapidità delle uscite. La rapidità delle uscite aiuta le vendite, perché significa che il lettore non deve aspettare un mese per leggere il capitolo successivo. E i lettori sono molto più benevoli nei confronti del cambio di disegnatore se ad alternarsi sono artisti bravi". 

Purtroppo, però, di artisti bravi in grado di far salire le vendite di una serie o di un evento, ce ne sono pochi. Almeno questo è quanto ha dichiarato Alonso: "ci sono pochissimi artisti in grado di impattare sulle vendite di una serie così come fanno gli scrittori. E sono anche più difficili da pubblicizzare. E' molto difficile di questi tempi individuare disegnatori molti popolari. Non c'è alcun strumento che lo faccia. Non c'è più Wizard Magazine che stila la classifica dei dieci disegnatori più amati. Possiamo provare a creare tutto l'hype possibile intorno a uno dei nostri disegnatori, ma non siamo assolutamente in grado si sapere quanti artisti, oltre forse a McNiven e Coipel, riescano a muovere il verso l'alto numero di copie di qualsiasi cosa disegnino".

Sebbene il primo impatto del lettore sia quello con il disegno, la Marvel, priva di strumenti critici, sembra puntare più sul nome degli scrittori che su quello degli artisti. La domanda allora sorge spontanea, come mai negli ultimi tempi gli scrittori sembrano lasciare la casa delle idee per approdare alla Image Comics, casa editrice il cui titolo di punta vende la metà della serie Marvel di maggior successo, riuscendo a pagare comunque più del doppio i suoi collaboratori? "Non metto in dubbio che questo sia vero per quanto riguarda alcune serie a larga diffusione. Ma sono certo che non è vero per alcune serie i cui dati di vendita sono bassi. Lo so perché ne ho parlato con persone che mi hanno spiegato  perché hanno deciso di non lanciare una serie per la Image quest'anno" poi aggiunge, riferendosi al fatto che comunque gli scrittori (e uno di essi in particolare, forse Mark Millar?) di una certa fama, dopo un periodo più o meno lungo trascorso in Marvel o DC Comics, decidano di dedicarsi a progetti per la image: "Non ho bisogno di fare nomi, ma sapete di chi sto parlando... In giro ci sono autori molto popolari. Sono mercenari. Amano quello che fanno. Ho un'idea per dodici albi. Vorrei scrivere e raccontare la mia storia, e poi cavalcare verso il tramonto e andar via per la mia strada. Wow! Dove va il cavaliere mascherato? Questo è quello che vuole fare"

La reazione dei social media alle parole di Axel Alonso è stata repentina.


"Oggi ho sentito dire che i disegnatori non contribuiscono alla vendita dei fumetti. Se state prendendo una serie per un disegnatore, per cortesia fatelo sapere al suo editore" twitta un piccato Chris Samnee mentre gli fa eco Declan Shalvey che, riferendosi alla politica dei team artistici a rotazione, scrive: "Marvel ti voglio davvero bene, ma questo è proprio l'opposto di quello che richiedo a una nuova serie dalle grandi ambizioni".




"Dal mio punto di vista" argomenta Shalvey "far ruotare gli artisti intorno al lavoro di un solo scrittore sottintende che il lavoro dell'artista sia rimpiazzabile"

Ma il più arrabbiato di tutti è Erik Larsen, autore esploso alla Marvel e tra i fondatori della Image Comics, nonché disegnatore che negli anni '90 era capace di smuovere solo grazie alla presenza del suo nome in copertina migliaia e migliaia di lettori, che esterna tutta la sua disapprovazione su Twitter: "Non era questo il progetto sin dai tempi dell'esodo verso la Image Comics? Minimizzare l'importanza dei disegnatori spostandoli da una serie all'altra? Adesso che il vostro piano è andato a buon fine -- di cosa vi lamentate? Marvel, hai costruito tu questo letto. Adesso dormici! La Marvel ripete ai rivenditori che gli artisti non sono importanti sin da quando la gang della Image lasciò la casa editrice"


Ryan Bodenheim, disegnatore e collaboratore storico di Jonathan Hickman, sottolinea l'aspetto più evidente e controverso delle parole di Alonso: "Grande idea, ignorare l'unica cosa che è completamente esclusiva del nostro medium". C'è anche chi si è sollevato a difesa dell'editor-in-chief della Marvel, come Frank Cho che scrive alla redazione di Bleeding Cool: "il suo gusto per l'arte è ampio e diversificato, passando dal classico all'avanguardia. Durante tutto l'arco dei quattordici anni in cui ho lavorato per la Marvel, non ho mai incontrato un editor più appassionato di disegnatori e disegni. Non solo è stato un mio grande sostenitore, ma lo è stato anche di altri garndi artisti. Più volte gli ho sentito ripetere che bisognava cercare il disegnatore più adatto per il progetto a cui si lavorava, artisti come Richard Corben su Cage, Brian Stelzfreeze su Black Panther o me su Savage Wolverine, solo per citarne alcuni. Non tutte le scelte sono state quelle giuste, ma chiunque adotta questo tipo di scelte è qualcuno che ha una gran de affinità nei confronti dei disegnatori e del loro potenziale".

Quello che forse nessuno ha detto è che la Marvel ha da tempo abbandonato la dimensione artigianale per una struttura organizzativa più "indutriale". Questo significa, che piaccia o meno, puntare sulla fungibilità di autori e artisti al fine di rispettare le scadenze e privilegiare il personaggio sugli autori. E' una scelta aziendale che ha portato notevoli benefici in fatto di confezione e realizzazione degli albi (non dimentichiamoci che in passato il divario qualitativo tra una serie e un'altra poteva essere a dir poco abissale) con meno picchi artistici - ma non credo che i vertici della casa editrice siano interessati a produrre arte - e una qualità media più costante.

David Gabriel, vice predident della Marvel

Se le dichiarazioni di Alonso hanno fatto scalpore, non sono state da meno quelle di David Gabriel. In una intervista rilasciata a margine del convegno al sito ICv2, e poi parzialmente ritrattata, il vice presidente della Marvel ha affrontato il discorso relativo al grosso calo di vendite che ha fatto registrare l'intero mercato dei comics nell'autunno dello scorso anno: "L'intero mercato ha subito un enorme scossone, e alla base di questo ci sono state molte e diverse ragioni. Credo che tutti attribuiscano un po' di responsabilità all'operato delle case editrici. Penso però che in parte sia anche una conseguenza dell'andamento dell'economia. Per economia intendo ciò che accade nel mondo esterno e che ha influenzato, in quel particolare periodo dell'anno, i lettori nel non voler spendere necessariamente i propri soldi in fumetti. So che in quei mesi molte copie sono state rese alla Diamond, c'era molta ansia sul mercato. A causa di questi resi sono andati persi molti soldi. [...] E' probabile che in quel periodo ci fosse un eccesso di offerta. Su questo abbiamo preso tutti una sonora bastonata. Al momento quel che ho detto è stato, dopo aver osservato tutto ciò che è accaduto, sappiamo di dover fare alcuni cambiamenti e che non avremmo potuto farli nei mesi immediatamente successivi. Dobbiamo  aspettare sei mesi prima che le cose comincino a prender forma". Possibile che il crollo sia dovuto al cambio dei gusti? "Credo che sia così. Non so se quei rivenditori che per tre anni ci hanno sostenuto ordinando i nostri albi.  provando e supportando tutte le nostre nuove proposte, abbiano improvvisamente cambiato gusto o forse non erano loro a occuparsi degli acquisti. Adesso c'è una sorta di diffuso storcere il naso rispetto a ciò che abbiamo fatto con successo nell'ultimo triennio. Ne abbiamo preso atto e dobbiamo reagire" 

Quel che Gabriel però non dice, è che da molto tempo ormai i rivenditori si lamentavano della politica editoriale di Marvel e DC Comics, che secondo loro danneggiava le vendite e, di conseguenza, le fumetterie (ne parlai QUI nel febbraio del 2016). In ogni caso, a cosa sarebbe dovuto questo cambiamento dei gusti? "Non so se questa è una domanda che dovrebbe essere rivolta a me. Credo che sarebbe meglio rivolgerla ai negozianti che hanno modo di osservare il lavoro di tutti gli editori. Quel che abbiamo sentito è che la gente non vuol più sentir parlare di diversità. Non vogliono più personaggi femminili. Che ci crediate o no, questo è quel che ci è stato riferito. Non so se è una cosa del tutto vera, ma questo è quanto ci testimoniano i dati di vendita. abbiamo visto che i dati di vendita di ogni personaggio diverso, ogni personaggio nuovo, ogni personaggio femminile, ogni personaggio che non appartiene al nucleo di personaggi originali della Marvel, viene accolto dai lettori storcendo il naso. E' una situazione difficile per noi, perché abbiamo un sacco di idee nuove, fresche, eccitanti che stiamo tentando di proporre mentre nulla di davvero nuovo sembra funzionare. Tra le novità lanciate di recente sembrano aver avuto successo solo tre serie, in particolare Spider-Man Renew Your Vows, con protagonisti Peter e Mary Jane sposati, la serie di Venom (con il ritorno di Eddie Brock) e quella dedicata a Thanos."

Illustrazione di Skottie Young
per il primo numero della miniserie Spider-Man renew your vows
trasformata, a furor di popolo, in serie regolare e affidata alla penna
del decano Gerry Conway


Con poche parole, dunque, il vice presidente della Marvel cestina quel che la casa editrice e i suoi creativi hanno provato a fare con il (ri)lancio programmatico dell'All-New All-Different Marvel. Parole che hanno scatenato un vero e proprio putiferio, inducendo numerosi siti internet a dedicare fiumi di (cyber)inchiostro alla ammissione di fallimento di David Gabriel, fino alla strumentalizzazione politica (basti leggere QUESTO articolo). Un putiferio che ha spinto il manager a fare una parziale retromarcia, chiedendo una rettifica (reinterpretazione?) delle sue dichiarazioni a ICv2: "(Sulle cause di questo presunto cambio dei gusti dei lettori) ne ho chiacchierato in tutta sincerità con alcuni dei rivenditori presenti al summit, che ci hanno riferito che in molti non sono contenti del falso accantonamento dei principali eroi Marvel, ma questo non vuol dire che i nuovi personaggi "non funzionino". Quel che ci risulta che gran parte dei nuovi personaggi e delle nuove serie come Squirrel Girl, Ms. Marvel, The Mighty Thor, Spider-Gwen, Miles Morales e Moon Girl continuano a riscuotere interesse e affetto da lettori e rivenditori. E lasciate che ve lo dica con chiarezza, i nostri nuovi eroi non saranno accantonati. Siamo orgogliosi ed emozionati di aver introdotto nuovi personaggi che si sono fatti portavoce di nuove esperienze all'interno del Marvel Universe al pari dei nostri eroi più rappresentativi. Abbiamo anche appreso che ci sono negozi che accolgono con entusiasmo e premiano i nostri nuovi eroi e ne chiedono  di più. Personaggi che hanno arricchito la base dei loro clienti e che hanno permesso ai negozi di crescere. Quindi stiamo lavorando su entrambe le tipologie di storie e l'unico cambiamento al quale stiamo lavorando è quello di assicurarci di non perdere di vista i nostri eroi principali."
Possibile che il cambiamento dei gusti sia coinciso con una esagerazione nel sottoporre i personaggi al trattamento rigenerante? "Potrebbe essere. Siamo aperti a tutte le possibilità, e non ci stiamo tirando indietro rispetto a nessun tipo di ragionamento. Ma non c'era alcun segnale di quello che stava per accadere. Non c'era alcuna indicazione che le persone che stavano comprando quelle serie avrebbero deciso che non le avrebbero volute comprare più. Ma non siamo gli unici editori che stanno osservando questo fenomeno. Ho sentito dire di case editrici più piccole, che stanno vivendo una fase analoga. Stanno evitando di lanciare nuove serie. Forse il problema è che c'è un eccesso di offerta e la gente si sta tirando indietro. Potrebbe essere una possibilità". Nel corso della ComicPRO pare sia emerso che abbiate accusato la DC Comics tra le responsabili degli attuali problemi che stanno interessando il mercato. Avreste indicato la politica delle rese come una delle cause che ha provocato la debacle autunnale. Credi che le tue parole siano state romanzate o credi che chi le ha riportate si è focalizzato solo su una parte del problema? "Credo che si siano focalizzati solo su una parte di quello che ho detto. Quando ho detto quel che ho detto mi limitavo a commentare i dati fornitici dalla Diamond, dati relativi all'intero mercato. E commentandoli ho fatto notare che l'emorragia di capitali e la diminuzione di copie vendute ha coinciso con l'introduzione del reso da parte della DC. Un'altra motivazione è che l'industria del fumetto ha perso la distribuzione nella catena di libreria Hastings. Sono sincero quando dico che non biasimo affatto la strategia adottata dalla DC Comics.  Mi sono limitato a commentare quanto visto nei dati presenti nei grafici Diamond. Ovviamente quando coloro che hanno seguito la mia conferenza sono andati via, non vedevano l'ora di dire che avevo accusato la DC. Non faccio mistero che alla Marvel pensiamo che la possibilità di reso non sia una buona pratica. Crediamo sia ovvio che danneggi il mercato. A tutt'oggi mi sembra che nessuno abbia detto che il reso sia una gran cosa per l'industria. Forse non gliel'ho chiesto esplicitamente, ma nessuno è tornato per negare che il reso abbia creato problemi di liquidità. L'unica cosa che posso dire, dunque, è che al momento rappresenta un problema economico per i singoli librai."

Il commento più valido alle parole di Gabriel resta quello fatto da Nick Spencer su twitter




E ha ragione Spencer, molti siti web si sono buttati sulle dichiarazioni più controverse alla ricerca di hype (e tanti click) decontestualizzando le parole del vice presidente della Marvel. Parole che dovrebbero far riflettere in molti, sia per la presa di coscienza dell'editore riguardo l'aver tirato troppo la corda di rilanci e cambiamenti; la diversità c'entra poco, se un personaggio è valido e nasce da una spinta creativa dell'editor o di un autore - come nel caso di Ms. Marvel - il successo gli arriderà. Ma il lettore non è stupido ed è poco incline ad apprezzare la "militarizzazione" del cambiamento, un procedimento preso dall'alto (proprio come nel caso dell'All-New All-Different Marvel) che risponde solo ad esigenze di marketing e che in breve ha trasformato i classici eroi in principesse Marvel, solo perché qualcuno ha improvvisamente scoperto l'altra metà del cielo (o le oltre metà) e ha deciso di accaparrarsi quella quota di mercato sinora trascurata.

Ma le parole di Gabriel mettono a nudo un sistema debole, nel quale basta la mancata distribuzione (sebbene in una grande catena di librerie di varia) o una piccola modifica nel calcificato funzionamento del classico mercato distributivo per creare un enorme scossone in grado di mettere in crisi l'intera industria. Quel che il VP della casa editrice ha mancato di fare è un po' di autocritica sulla qualità del prodotto offerto ai lettori: è possibile sviluppare fumetti mensili concepiti per la successiva raccolta in volume, offrendo spezzoni incompiuti (e spesso inconcludenti) di storie e non preventivare che il mercato del comic book potrebbe subire una flessione? E ancora, bisognerebbe rendersi conto che gli eroi hanno smesso di raccontare storie davvero nuove (a partire dai grandi eventi che sono per lo più remake di cross-over del passato) avvitandosi sul lavoro di autori sempre meno generosi con le loro idee e che, sin troppo spesso, ripropongono situazioni già raccontate da altri (e meglio) nel passato (vi prego, rompete la macchina del tempo degli X-Men e non permettetegli di fare altre scappatelle  crono-temporali!!). Spero che a microfoni spenti, nella solitudine di qualche sala riunioni negli uffici della Marvel, si cominci a fare questo tipo di auto-critica. Sarebbe il primo passo per la rinascita della Marvel e del genere super-eroistico.

1 commento:

Sam ha detto...

Uno scenario di uno squallore totale dove ognuno da la colpa agli altri per i vari insuccessi del comics USA.
E poi i disegnatori peche pensano di valere più degli sceneggiatori, e questi ultimi ovviamente pensano di contare più dei primi... quando poi , semplicemente un grande fumetto è frutto della sinergia di entrambi ( pensiamo a "fantastici duo" come Lee e Kirby, Claremont e Byrne, Wolfamn e Colan -o Perez- , Millar e Hitch e via così...).
L Marvel non tornerà mai più quella degli anni 80, è morta negli anni 90 quando i businessman in doppio petto hanno cominciato a controllare sempre l'universo fumettistico che amavo.
Fin quando non daranno i giusti riconoscimenti economici per le idee create dagli artisti che lavorano per lei , avremo fumetti sempre più fiacchi e vuoti.
Cioè praticamente mai.
Adesso stanno tentando di sminuire gli autori per dare risalto ai personaggi, segno che ormai i soldi per strapagare Tizio o Caio sono finiti, in quando le vendite vannos empre più giù.
Possiate schiattare tutti, maledetti squali della finanza con un registratore di cassa al posto del cuore ( e di altre parti anatomiche che non posso nominare) .

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