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MARK WAID: "LA CUPEZZA CHE PERVADE LE STORIE DEI SUPEREROI MI OFFENDE"



Una bella Splash page tratta da uno
dei più recenti numeri di Daredevil 


Sembra che Mark Waid ultimamente abbia la capacità di centrare sempre l'obbiettivo, di dire o fare la cosa giusta al momento giusto. Il trionfo (perché di trionfo è il caso di parlare) del suo Daredevil agli ultimi premi Eisner ne è la dimostrazione. Sull'onda del successo conseguito agli Eisner, Mark Waid ha rilasciata - manco a dirsi - una interessantissima intervista al sito Paste Magazine, una chiacchierata durante la quale l'autore ha ripercorso la sua carriera e ha parlato dei suoi attuali successi; proprio parlando di questi Waid ha espresso delle riflessioni sull'attuale stato di salute dei comics di supereroi, riflessioni sagaci che credo sia opportuno condividere.

I'm not Dare Devil
Waid scherza con uno dei tormentoni che ha caratterizzato
la serie del "cornetto"nell'ultimo decennio


Paste: Congratulazione per la vittoria agli Eisner. Quello ottenuto da Daredevil è stato un bottino impressionante. Quando hai capito che con questa serie potevi realizzare qualcosa di speciale? 

Waid: Quando ho cominciato a leggere le recensioni del primo numero e mi sono reso conto che non eravamo stati messi alla berlina per il cambio radicale di tono che avevamo imposto alla serie. L'ultima persona che aveva provato a discostarsi dalle atmosfere di Frank Miller è stato Karl Kesel. Credo che la sua serie era ottima ma non fu ben accolta perché le sue storie non erano orientate sulle atmosfere noir oscure e malsane. Capisco che quelle atmosfere hanno sono state una delle caratteristiche di Daredevil per molto tempo, ma credo anche che fosse stato fin troppo sfruttato e non vedevo l'ora di riportare il personaggio nel Marvel universe senza però rinunciare alla sue avventure vissute sulla strada. E' un confine molto sottile da olttepassare, ma credo che siamo riusciti nel nostro intento. Ho capito che avevamo ottenuto qualcosa quando mi sono reso conto che la gente non bruciava le nostre effigi. 

Paste: Credi che questo tono oscuro ha impregnato i supereroi così tanto da...

Waid: Leggi fumetti di supereroi? (risate)
Mark Waid

Paste: Non quanto mi piacerebbe.

Waid: la cupezza che pervade i fumetti di supereroi è una cosa assurda. E' un po' come se ci fosse una gara a chi mette più cupezza nelle storie, a chi riesce a mettere più violenza. Non fraintendermi. Non sono offeso perché vorrei che i fumetti fossero come quelli che leggevo da bambino. Non mi interessa. Io non voglio che i fumetti siano come quelli che venivano pubblicati quando ero bambino perché ho ancora la mia collezione. Quando ne ho voglia posso andare a rileggermeli. Quello che desidero è che i fumetti non siano concepiti per un mucchio di quindicenni assetati di sangue. Bisogna smettere di tentare di fare cassa semplicemente ricorrendo al sangue e alla violenza. E' troppo semplice. Sono fumetti scritti male. Non sono offeso dal punto di vista dell'etica e della morale, sono offeso dal punto di vista creativo. Ci sono altri modi per creare dramma e tensione oltre a far vedere qualcuno pugnalato alla schiena con una spada. 

Paste: Questo tipo di fumetti è il frutto di decisioni editoriali prese all'interno delle case editrici? Credi che questo tipo di storie sia ciò che gli autori oggi vogliono raccontare, o fanno loro le esigenze altrui? 

Waid: credo che siano vere un po' entrambe le cose. Da una parte la case editrici tentano di pubblicare ciò che credono sia giusto per il mercato, per quanto fuorviante possa sembrare. Dal punto di vista della creatività, mantenendo i piedi per terra, le persone che attualmente sono incaricati di scrivere queste storie sono semplicemente felici di avere quel lavoro. Sanno che si tratta solo una di quelle mode che un giorno sperano si affievoliranno. Nel frattempo hanno bisogno di una busta paga. 

Paste: credi che una serie come Daredevil possa mettere in atto una sorta di cambiamento nelle attitudini delle case editrici che pubblicano supereroi? 


Waid: Non lo so. Il tempo ce lo dirà. Sarebbe bello se questo fosse il caso. Non che io pensi che tutti i fumetti debbano avere lo stesso tono. Credo solo che il tono inesorabile e costante della cupezza, delle disperazione e della  mancanza di speranza si stia attenuando. Se il nostro successo darà a qualcun altro il coraggio creativo di dare libero sfogo alla loro voce sulla serie di cui si occupano anziché seguire i dettami delle regole imposte dal mercato, allora sarebbe fantastico. Vedremo se il nostro successo creativo verrà in aiuto. 


Mark Waid
ai tempi in cui era il "malvagio" editor-in-chief
dei Boom! Studios

2 commenti:

illustrAutori ha detto...

parole da scolpire nella pietra... per quel che serve ;-)

LUIGI BICCO ha detto...

Bravo, Waid Mark. Mi sei davvero tanto tanto piaciuto. Eccenefossero.

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