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X-Men: la fine di un'era! 1991 intevista a Jim Lee: "Con Claremont sintonia perfetta, vorrei realizzare almeno 50 numeri degli X-Men!"




Nelle ultime due settimane ho raccontato cosa accadde all'interno degli uffici della Marvel durante i primi mesi degli anni '90, avvenimenti che portarono contestualmente al lancio della seconda serie degli X-Men, testata il cui primo albo infranse tutti i record di vendita della storia recente del fumetto nordamericano, e alle dimissioni di Chris Claremont, scrittore delle serie mutanti da più di tre lustri e vero artefice del successo del brand marchiato con la X. Prima di leggere questa terza puntata, una vera e propria appendice che recupera una intervista esclusiva (molto interessante alla luce di quanto accaduto dopo) rilasciata a Marvel Age, potete recuperare le puntate precedenti cliccando QUI  e QUI.

Marvel Age 104 - set. 1991

"Jim Lee è diventato uno dei più amati, e popolari tra i disegnatori di fumetti di questi primi anni '90. La sua carriera è iniziata alla Marvel su Alpha Flight, continuando successivamente si The Punisher War Journal, ma Jim ha raggiunto il suo attuale livello di popolarità come disegnatore della serie Marvel più amata di sempre, The Uncanny X-Men. [...] La grande notizia è che Jim sarà l'artista nella nuovissima X-serie sella Marvel, intitolata, semplicemente, X-Men, scritta, come sempre Chris Claremont, inchiostrata da Scott William e supervisionata da Bob Harras."

Esordisce così la rubrica The Mutant Report, pubblicata sulle pagine di Marvel Age 104 del settembre 1991, dedicata al lanciatissimo Jim Lee, intervistato per l'occasione da Peter Sanderson.

"Sono sempre stato un appassionato lettore di fumetti. Tra le cose che leggevo quando ero alle scuole superiori, quello che preferivo erano gli X-Men di Chris Claremont e John Byrne e il Daredevil di Frank Miller e Klaus Janson. Queste erano le due serie che collezionavo avidamente sia per le storie che per i disegni. Potrei dire che John mi ha influenzato un bel po'. Ero un grande ammiratore anche di Neal Adams", esordisce l'artista coreano nel presentarsi ai lettori di Marvel Age. Come spesso accade, però, l'artista per qualche anno non ha più letto fumetti, finché un amico non gli mostra un albo di The Dark Knight Returns "Restai senza parole. Era meraviglioso. Di fatto, mi riportò nel mondo dei comics. Mi informai e scoprii che Frank Miller aveva lavorato con Dave Mazzucchelli su Daredevil e così mi procurai alcuni numeri, e apprezzai davvero moltissimo i disegni. Così posso dire di essere stato influenzato da David Mazzucchelli, così come lo sono stato da Klaus Janson, Howard Chaykin, Kevin Nowlan, Mike Mignola e decine di altri artisti."  
Il ritrovato amore per i fumetti si rivela determinate per il futuro lavorativo dell'artista: "Terminati i miei studi al college, decisi che mi sarebbe piaciuto lavorare nel campo pubblicitario o, in ogni caso, come artista." Tra le varie opzioni che si profilavano all'orizzonte, Lee provò anche a diventare un disegnatore di fumetti "Provai a inviare delle prove a moltissimi editori, ricevendo altrettante lettere di rifiuto (ve ne parlai qualche tempo fa QUI), ma non mi lasciai scoraggiare. Disegnavo una tavola, una tavola e mezzo al giorno, e iniziai a migliorare rapidamente, mese dopo mese". Sentendosi più sicuro di se, e approfittando del week-end del Ringraziamento, Lee volò a New York per presentarsi personalmente ai talent scout delle diverse case editrici "Non sapevo nulla di come funzionassero le Convention, non ero mai stato a una di queste manifestazioni. Avevo realizzato una storia, una specie di thriller tecnologico, che avevo anche disegnato. Non suscitò l'interesse di nessuno tranne che quello di Archie Goodwin, editor della Marvel. Mi disse: sembra buono, vieni negli uffici e vedremo cosa possiamo fare per te. Il lunedì mattina mi presentai in ufficio e Archie mi diede una storia di prova". Fu così che l'artista di ritrovò a essere il disegnatore di Alpha Flight. Un incarico che, da fan di John Byrne, fu davvero molto stimolante "Quando mi arrivò il soggetto scoprii che Bill Mantlo aveva deciso, con quel primo albo, di cambiare radicalmente il team, così tra i personaggi creati da John finii per disegnare solo Sasquatch. Ma era il mio primo lavoro ed ero felicissimo di dovermene occupare. Per fortuna non era una serie del New Universe!"



Dopo aver realizzato alcuni numeri di Alpha Flight, Carl Potts affidò al disegnatore le matite di Punisher War Journal, seconda serie mensile dedicata al vigilante. Una serie ultrarealistica che si rivelò essere un vero lavoraccio per l'autore che, cosi, dopo sedici albi chiese di avere un nuovo incarico. E quell'incarico si rivelò essere Uncanny X-Men. Da vecchio appassionato della serie, Jim Lee era felicissimo di fornire la sua interpretazione dei personaggi, di riportarne alla ribalta alcuni che non si vedevano da un po', creare nuovi avversari e tecnologie. All'inizio non tutto fu semplice. Bisognava prendere confidenza con i personaggi. Nei primi albi, ammette, non sempre i personaggi gli riuscivano bene, e i volti potevano cambiare da una vignetta all'altra. In breve tempo le serie dedicate agli uomini X sarebbero passate a due. Ogni serie avrebbe focalizzato la narrazione su un diverso gruppo di eroi, sebbene entrambe le squadre sarebbero state dirette da Charles Xavier: "Mi fa piacere che sapere che avrà un ruolo più attivo. Dovrebbe essere come il Comandate Picard di Star Trek: The Next Generation: non agisce sul campo ma è il comandante che guida le sue squadre. [...] Credo che il ritorno degli X-Men originali sia una ottima idea. A mio parere X-Factor non aveva alcun senso di esistere, soprattutto adesso che Xavier è tornato. Sembrerebbe molto strana l'esistenza di queste due diverse squadre, composte da persone che si conoscono molto bene e che, nella vita, condividono la stessa missione o sogno".

E il rapporto con Chris Claremont? Jim Lee ha collaborato, a vari livelli di scrittura alla stesura dei soggetti delle storie di Uncanny X-Men. La saga nella Terra Selvaggia con Rogue e Magneto è stata co-sceneggiata in coppia con Whilce Portacio: "ho dato un sacco di input alla trama. Chris è famoso per lasciare agli artisti con cui collabora libertà di fornire suggerimenti. Di alcuni albi che abbiamo realizzato si può dire che io sia stato il co-sceneggiatore, per altri ho fornito degli spunti. Nella saga ambientata nello spazio profondo [UXM 275-277] lui mi ha fornito un soggetto, io ho aggiunto delle cose e lui ha armonizzato il tutto. Così potremmo dire che il 60-70% della storia è frutto del suo lavoro, e il restante 30-40% del mio. Sento che ci sono altri albi in cui ho collaborato almeno al 50%. Alcuni episodi li abbiamo sviluppati semplicemente parlandone al telefono. Credo che con le nuova serie sia Whilce che io saremo invogliati a partecipare sempre più attivamente, e credo che a Chris faccia piacere perché in questo modo potrà avere dei feedback sulle sue idee".



E a proposito della nuova serie, quale impronta vorrebbe lasciare il disegnatore? "Mi piacerebbe che tutti gli appassionati, anche coloro che non hanno letto tutti i numeri sinora pubblicati di Uncanny X-Men, possano acquistare il primo numero di questa nuova serie e cominciare a leggerlo senza troppi problemi. Mi piace che ci siano riferimenti alle storie passate e che entrino in scena vecchi personaggi, ma mi piacerebbe anche creare una nuova continuity che inizi a svilupparsi proprio da questo nuovo inizio. Mi piacerebbe definire alcune delle storyline sulle quali si sta lavorando da tempo e poi andare spedito a esplorare nuovi territori. Voglio anche che le storia abbiano un inizio preciso, uno sviluppo e una fine. Quello che mi piacerebbe vedere sono storie di tre, quattro o al massimo cinque parti, archi narrativi che potranno sovrapporsi un po'. Ma, ogni volta che daremo inizio a una nuova storyline, se ci sarà qualcosa da sapere, faremo in modo da ragguagliare subito i lettori, senza indugiare per una decina di albi prima di fargli capire qualcosa. Se dovessimo riprendere spunti o storie del passato, inseriremo un flashback o una apposita sezione in cui spiegheremo cosa c'è da sapere riguardo il personaggio e i sui legami con gli X-Men. Vogliamo interagire con la continuity degli X-Men, ma allo stesso tempo non vogliamo che chi legge le nostre storie debba aver letto decine e decine di numeri arretrati. Spiegheremo le cose via via che ne ne sarà bisogno". Con il ritorno di Xavier e degli X-Men originali si potrebbe pensare a un ritorno al passato, ai tempi di Stan Lee e Jack Kirby: "I tempi sono cambiati, i personaggi sono cambiati. Non riporteremo la serie indietro di trent'anni. Assisteremo agli stessi conflitti, ma da un punto di vista diverso, e in diverse circostanze". Jim Lee, che attualmente sta scrivendo e disegnando una Graphic Novel su The Punisher (che non è mai stata conclusa e, quindi, mai stata pubblicata), ha intenzione di restare a lungo sulle pagine degli X-Men: "Come è successo su qualsiasi altra serie sulla quale ho lavorato, mi piacerebbe lasciare il mio marchio su quella degli X-Men. Mi piacerebbe continuare almeno fino al numero 50 della nuova serie. Questo è il mio obiettivo. Ma se alla fine ne avrò fatti 25 sarebbe comunque un buon risultato".

I buoni propositi di Jim Lee si infransero, però, tra i corridoi di una convention newyorkese, quando incontrò Todd McFarlane, Erik Larsen e Rob Liefeld che gli proposero la folle idea di lasciare la Marvel per mettersi in proprio. L'indomani, dopo aver reclutato anche Whilce Portacio, Jim Valentino e Mark Silvestri, si recarono agli uffici della casa delle idee e diedero le loro dimissioni (QUI il racconto di Todd McFarlane). Era il Dicembre del 1991, erano trascorsi pochi mesi dal lancio della nuova serie degli X-Men e, considerati i numeri già prodotti, ma non ancora pubblicati, l'artista aveva totalizzato undici albi.


Domanda e risposta con Jim Lee
dalle pagine di Marvel Age 104

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