CHUCK ROZANSKI: "DOPO 42 ANNI HO DECISO DI NON PARTECIPARE PIÙ AL COMICON, IMPOSSIBILE ALIMENTARE UN MERCATO IN CUI GLI EDITORI FANNO CONCORRENZA ALLE FUMETTERIE!"
Il logo della fumetteria Mile High Comics |
Duro J'accuse di Chuck Rozanski, presidente di Mile-Hile Comics una delle più antiche e celebri fumetterie statunitensi (un tempo meta di acquisti collettivi intercontinentali miei e dei miei amici), inviato attraverso il sito internet del suo comic shop all'indomani della chiusura dell'ultima edizione di San Diego Comic-Con. Con una lettera aperta annuncia la sua irrevocabile decisione di non partecipare più alla convention californiana. I motivi? L'evoluzione di un mercato che spinge gli attori del settore a farsi, seppur involontariamente, una guerra spietata e fraticida e che, secondo l'opinione di Rozanki, sta portando le case editrici a concorrere (anziché fare squadra) proprio con chi, invece, è delegato quotidianamente a vendere i fumetti da queste prodotti. Una situazione che non mi sembra, a dire il vero, molto distante da quanto accade nel nostro paese (dove la concorrenza tra case editrici e fumetterie in occasione come la fiera di Lucca o il Napoli Comicon non è meno spietata, seppure passa senza troppo clamore) e che dovrebbe indurre a una seria riflessione proprio sulla necessità di creare relazioni e collaborazioni tra operatori del settore.
"Ciao! Il prossimo mese di marzo varcherò la soglia dei sessant'anni. Parlo di quella che sarà una svolta importante nella mia vita, per il semplice motivo che l'ultima volta che sono mancato a una edizione del San Diego Comic-Con avevo 17 anni ed ero ancora al liceo. Da quando mi sono diplomato, per tutti i 42 anni della mia vita adulta, non è passata estate in cui non abbia sperimentato le gioie del Comic-Con di San Diego. Ho trasmesso questa passione anche alle mie quattro figlie che, a loro volta, hanno trascorso la loro infanzia a girovagare tra i saloni di questa grande convention dedicata al fumetto.
Purtroppo quest'anno mi sa che mi toccherà prendere una decisione che porrà fine a questa mia militanza. Stando alle mie stime più ottimistiche, fermo restando l'attuale flusso di vendite e considerando che manca poco più di un giorno alla chiusura della fiera, quest'anno subiremo una perdita di 10.000 Dollari. Per quanto mi piaccia partecipare a questa meravigliosa convention, non mi posso permettere di spendere 10.000 Dollari solo per la gioia di vendere fumetti agli appassionati. E così, dopo quarantadue anni consecutivi, è forse giunto il momento di dare il mio definitivo addio a San Diego. "
Dopo questo preambolo Chuck Rozanski spiega che gran parte delle perdite subite sono dovute a come sono stati organizzati gli spazi espositivi a San Diego. Spiega, inoltre, che poche settimane prima ha partecipato ad un'altra convention a Denver, e pur trattandosi di una fiera decisamente molto più piccola di quella di San Diego, lì si son registrate vendite di molto superiori. E questo nonostante la Mile-High Comics avesse portato in fiera circa 20.000 fumetti in meno rispetto a quelli portati a San Diego e la convention di Denver fosse durata la metà dei giorni (facendo registrare la metà dei partecipanti) del suo ben più celebre corrispettivo californiano. Qual è il motivo di questa disparità nell'andamento delle due fiere? Stando a quello che scrive Rozanski una delle ragioni va di certo ricercata nella concorrenza spietata effettuata dagli editori.
"Perché a Denver non eravamo schiacciati da quegli stessi editori i cui prodotti vendiamo su base quotidiana. In poche parole, gli editori di fumetti con uno stand a San Diego, hanno sfruttato l'avidità e la voglia degli appassionati di fumetti di accaparrarsi dei pezzi da collezione attraverso la vendita di edizioni limitate, realizzare appositamente per il Comic-Con e acquistabili esclusivamente ai loro stand, a dimostrazione che non ci sono più introiti sufficientemente soddisfacenti affinché gli editori potessero lasciare anche a noi parte della torta. E' triste dirlo, ma così stanno le cose. Per meglio spiegare il mio punto di vista, l'altra sera al nostro stand si è fermato uno degli esponenti di una grande casa editrice. Una persona che nel corso dei decenni si è rivelata amica e nostra alleata. Era assolutamente molto contento mentre ci descriveva l'incredibile successo che stavano riscuotendo al loro stand, grazie soprattutto al gran numero di versioni variant esclusive. Ho provato un po' di imbarazzo quando ho dovuto controbattere alle sue esternazioni festose, dicendogli che il motivo della sua soddisfazione era stato alla base del nostro andamento negativo. Quello che gli ho risposto, non era certo ciò che voleva sentirsi dire. Ma mi è bastato vedere la luce neglio occhi del mio amico editore, per avere la conferma che il mio ragionamento era valido. Si tratta di una persona decisamente astuta, che ha impiegato davvero poco a capire le conseguenze del suo, pur involontario, comportamento. Comportamento dettato dalla volontà di voler semplicemente coprire i costi di una convention i cui costi di partecipazione sono molto costosi. Una necessità che non potrà, dunque, portare alla risoluzione dei miei problemi. E questa è la cosa più dolorosa, dal momento che noi siamo visti solo come danni collaterali in quella che sta diventando una battaglia tra giganti. A cosa ci conduce questo ragionamento? Alla dolorosa decisione che è giunto il momento di non partecipare più al Comi-Con di San Diego, per concentrare le nostre energie in Convention nelle quali i nostri amici editori decidono di non partecipare. Volete sapere qual è la vera ironia? Che le case editrici si sono evolute al punto da diventare paradossalmente nocive per le fumetterie. Chi avrebbe mai solo immaginato che sarebbe potuta accadere una cosa del genere? Anche con tutti i miei anni di esperienza, non posso assolutamente credere che la mania delle variant esclusive abbia fatto evolvere il nostro mondo in maniera talmente perversa che l'unico modo attraverso il quale le fumetterie possono garantirsi la sopravvivenza sia quello di partecipare a fiere in cui non ci siano gli editori. Da qualsiasi punto la si guardi, questo è un giorno molto triste".
Chuck Rozanski |
1 commento:
ha ragione. Un operatore di settore che dice questo, non può non avere un rispettabile punto di vista, che va considerato, e sul quale è necessario riflettere.
In italia, la situazione è peggiore: ormai da anni, editori su editori portano quasi esclusivamente novità in fiera, prima di distribuirle.
e piegano i calendari delle uscite alle esigenze delle fiere cui partecipano...
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