Captain Marvel: la recensione del film
Sebbene manchi ancora qualche settimana alla fine dei giochi profetizzata per Avengers: Endgame, con Captain Marvel i Marvel Studios hanno posto il primo mattone verso un nuovo ciclo di film dedicati ai supereroi della Casa delle Idee. L'eroina interpretata da Brie Larson, insieme ad altri personaggi come il carismatico Doctor Strange di Benedict Cumberbatch e l'intrigante Black Panther di Chadwick Boseman, uscito vittorioso dai recenti Academy Awards, sarà infatti alla guida del nuovo Marvel Cinematic Universe che nascerà dalle "ceneri" (scusate il gioco di parole) di quanto compiuto da Thanos nei due film sui Vendicatori.
Captain Marvel è un vero e proprio prequel di tutto ciò che finora abbiamo visto al cinema, a eccezione ovviamente di quel Captain America: Il Primo Vendicatore ambientato durante la seconda guerra mondiale.
La trama racconta di Vers (Brie Larson), soldato Kree membro dello squadrone intergalattico Starforce comandato da Yon-Rogg (Jude Law) e al servizio del sovrano di questa razza di alieni, la A.I. denominata Suprema Intelligenza. Durante il conflitto con gli alieni Skrull, Vers viene rapita da Talos (Ben Mendelsohn) e inizia a far luce sul suo passato, fino a quel momento totalmente nebuloso se non per qualche sogno sfocato. Scappata dalla prigionia la ragazza si ritrova sulla Terra, dove farà la conoscenza dell'agente dello SHIELD Nick Fury (Samuel L. Jackson, ancora con entrambi gli occhi) e inizierà ad indagare sulle sue origini e sul reale obiettivo degli Skrull. Questo per sommi capi l'incipit della storia senza spoiler.
Il film diretto dalla coppia Anna Boden e Ryan Fleck è un grande omaggio agli anni '90, periodo in cui è ambientato, ed è ancora una volta un particolare esperimento di genere esercitato dai Marvel Studios. Captain Marvel infatti, in più di qualche sequenza, non è solo un film ambientato in quegli anni ma sembra esser stato proprio realizzato in quel periodo. Fotografia, inquadrature e determinate scelte stilistiche richiamano proprio la cinematografia di quel tempo. La strana coppia formata con l'agente Fury inoltre strizza l'occhio ai grandi buddy cop movies che si fecero strada tra il 1985 e il 1995, come la saga di Arma Letale o il primo Bad Boys. Senza dimenticare la forte impronta indipendente proveniente dal background dei due registi, che rende Captain Marvel in più di un'occasione un film evocativo, trasparente e fortemente femminista.
Captain Marvel però ha i suoi difetti ed è inutile negarlo. Innanzitutto ci troviamo davanti ad una storia di origini che non attrae e non entusiasma, ma questo forse a causa anche di una errata scelta narrativa. L'impostare la narrazione sull'amnesia di Carol Danvers, presentarla già formata e potentissima e svelare la verità solo in dirittura d'arrivo, ha di certo mischiato le carte in tavola riguardo il classico canovaccio di questa tipologia di film.
C'è da dire inoltre che, rispetto ad uno dei migliori film MCU di questo tipo come Guardiani della Galassia, il personaggio della fu (in questo caso mai) Miss Marvel, nonostante fosse sconosciuta ai più (parliamo sempre di pubblico generico e di non appassionati) è stato un veicolo pubblicitario per diversi mesi, portando molti, se non tutti, ad informarsi sulla sua storia ancor prima di arrivare nei cinema, ed eliminando quindi buona parte dello stupore e della sorpresa che il racconto può regalare a chi entra in sala ignorando totalmente l'identità e i legami di questo personaggio.
Qui di seguito invece vorrei dedicarmi ad un paio di riflessioni SPOILER, pertanto chi non ha ancora visto il film è pregato di non leggere.
Captain Marvel come ogni film dei Marvel Studios regala colpi di scena, momenti di ilarità e grandi citazioni. Basti pensare al gatto Goose (chiamato così per richiamare un famoso personaggio del film Top Gun e legarlo indissolubilmente al passato da pilota della protagonista), o alla grande rivelazione sugli Skrull, forse quella che potrebbe far storcere maggiormente il naso ai fan della Marvel.
Scelta alquanto discutibile anche quella di presentare Walter Lawson, alias Mar-Vell, in versione femminile con le fattezze di Annette Bening, escludendo quindi la possibilità di incontrare in futuro quest'altro importante personaggio della Casa delle Idee.
Bellissimo l'omaggio a Stan Lee, protagonista nel corso della famosa sigla iniziale in tutti i suoi cameo e presente anche nel film in uno dei momenti più simpatici ed elettrizzanti della storia. E non bisogna dimenticare la presenza di Kelly SueDeConnick, la scrittrice che nel 2012 ha consegnato a Carol Danvers il ruolo di Captain Marvel e che nel film appare fugacemente in una fermata della metro.
Se le scene post-credits sono oramai la norma, con la prima evidentemente tagliata da una sequenza di Avengers: Endgame e la seconda pronta a far ridere ma anche a far comprendere l'origine di tutto questo enorme mosaico narrativo, sta agli spettatori scoprire i numerosi riferimenti, fumettistici e di cultura pop, seminati nel corso del film. Tra questi i colori mostrati dal costume di Carol, i riferimenti ad un possibile futuro da supereroina della piccola Monica Rambeau, Blockbuster, Radio Shack, un prototipo di Quinjet che ricorda un X-Wing, l'occhio di Fury, Space Invaders, la preparazione a The Avengers e, ovviamente, la verità su colui che ruba la scena, Goose, gatto (ops, Flerken) mattatore dalla bocca... larghissima.
Giuliano Gambino
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