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Il Capitan Marvel di Jim Starlin: un ciclo di episodi mitico iniziato per... noia!





Qualche giorno fa, nel post dedicato alla storia dei personaggi che si sono avvicendati nel costume di  Capitan Marvel (potete leggerlo QUI), accennai a come i creativi della Marvel Comics si fossero sempre dimostrati un po' restii a resuscitare l'originale Capitano dal mondo dei morti. Mar-Vell non aveva mai davvero fatto breccia (almeno dal punto di vista delle vendite) nel cuore dei lettori, che in gran parte lo avevano davvero scoperto e apprezzato solo la sua tragica dipartita sulle pagine della Graphic Novel La Morte di Capitan Marvel. Il successo dell'opera, che mostrava la fragilità di un super-eroe nei confronti di una malattia (purtroppo) comune, conferì al personaggio un'aurea di sacralità, che nessuno ha mai davvero intaccare e sminuire. Il ciclo di Jim Starlin (culminato con la morte di Mar-Vell) è diventato, quindi, col passare del tempo un vero e proprio cult, un punto di riferimento per vecchi e nuovi appassionati del Marvel Universe. Destino ironico per un ciclo di episodi nato quasi per caso, e soprattutto per noia.



A rivelare, infatti, un gustosissimo retroscena sulla genesi del suo ciclo narrativo è lo stesso Starlin che, in una lunga - imperdibile - intervista pubblicata sul numero 48 della rivista Back Issue (TwoMorrows Publishing) racconta: "Prima di iniziare a lavorare su Capitan Marvel, assieme a Steve Gerber avevo realizzato un paio di numeri di Iron Man. Stan Lee, però, ci licenziò subito, perché i nostri albi non gli erano piaciuti per nulla. Ci disse: "Questo non è Iron Man!" Avevamo realizzato un'albo autoconclusivo comico con Rasputin. A quel punto decisi di guardarmi un po' intorno, vedere se alla DC c'era del lavoro per me. Fu allora che arrivò la telefonata di Roy Thomas che mi disse: "ho questa serie che non vende poco e che potrebbe essere cancellata prima ancora che sia pubblicato il tuo primo numero, in ogni caso ti andrebbe di unirti al team creativo di Captain Marvel?" Marv Wolfman avrebbe dovuto occuparsi dei testi e io dei disegni, poi repentinamente Marv fu sostituito dai Mike Friedrich. Mike, che in quel momento scriveva già altre cinque serie, lasciò che fossi io a occuparmi dei soggetti. E dopo qualche numero la serie fu completamente affidata a me. Chiesi a Roy e Mike se potevo occuparmi io delle storie e lui mi rispose che la storia con la quale avrei dovuto iniziare a occuparmi delle matite era la seconda parte di una trilogia e se cominciare a scrivere il seguito di una storia già iniziata da altri non mi creava problemi, avrei potuto provarci. Tanto più che Mike era pienissimo di lavoro (per ironia della sorte in breve tempo chiusero tutte e cinque le serie di cui si stava occupando). Come mai, un'artista senza alcuna esperienza di scrittura si era proposto di occuparsi di una serie come Capitan Marvel? "Consideravo noiose molte delle cose di cui mi ero occupato come disegnatore, ed ero convinto che avrebbero potuto essere realizzate meglio. A convincermi era stata, in particolare, una storia di Iron Man scritta da Mike, per la quale ero stato chiamato come fill-in artist. C'era una sequenza di vignette nelle quali Happy Hogan aveva una discussione con Pepper Potts, al termine della quale dava l'uomo dava un calcio a una lattina e urlava: "guarda qual che fanno le donne! Ti trasformano in uno sporcaccione!"  [Risate] Fu in quel momento che dissi tra me e me, sai una cosa? Posso fare meglio!"



Glielo hai mai detto? "Sì, più di una volta, nel corso degli anni" Strano che una frase del genere fosse passata indenne alla censura del Comics Code Authority... "Il CCA è rimasto dormiente per un po' di tempo... almeno finché non ho cominciato a occuparmi di Warlock!" Warlock ti creò molti problemi a causa dei riferimenti religiosi "nell'anno in cui cominciai a occuparmi di Warlock furono segnalate otto infrazioni al Comics Code, di cui tre appartenevano proprio a Warlock"

Ma quella di Warlock è un'altra (meritevolissima) storia di cui mi occuperò un'altra volta!

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