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SAGUARO: COMIX FACTORY INTERVISTA BRUNO ENNA

Thorn "Saguaro" Kitcheyan

Verso la fine del mese di maggio un nuovo personaggio si unirà alla vasta famiglia degli eroi pubblicati dalla Sergio Bonelli Editore, per il momento di questa nuova serie (che sarà un mensile regolare) si sa davvero poco, per questo motivo ho provato a scoprire qualcosa di più intervistando il creatore: Bruno Enna.


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Tra pochi giorni sarà finalmente distribuito il primo numero di Saguaro, una serie che segna il ritorno alle collane regolari (quelle, cioè, che nascono per avere una durata illimitata) della Sergio Bonelli Editore. Prima di iniziare a parlare della collana e dei suoi contenuti, mi piacerebbe soffermarmi proprio su questo aspetto. Come mai si è deciso di fare di Saguaro una serie regolare e quanto influito la scarsa simpatia che Sergio Bonelli provava per le miniserie?

Non credo si possa parlare di simpatia o antipatia, tant'è vero che la Bonelli sta per varare altre serie lunghe (Le Storie e Dragonero), ma anche diverse miniserie (vedi quella, tutta a colori, di Roberto Recchioni; ma sono in cantiere molti altri progetti...). 

Cosa rende, secondo te, Saguaro con il suo cast di personaggi e la sua ambientazione ideale per diventare un appuntamento fisso mensile con i lettori?

Ho cercato di creare un personaggio "forte", in grado di muoversi in un mondo riconoscibile. I personaggi agiscono sullo sfondo di un periodo importante per i nativi americani: un momento storico che, forse, non tutti conoscono e che (ne sono sicuro) non potrà che appassionare i lettori bonelliani.

La scelta di rendere Saguaro una collana senza una fine prestabilita rappresenta, a mio parere, una decisione molto forte in fatto di politica editoriale: significa voler raggiungere un certo pubblico fatto di lettori nuovi, vecchi e magari insoddisfatti e farli fidelizzare ad una proposta editoriale nuova che deve trasformarsi per tutti loro (almeno nelle intenzioni) in un appuntamento fisso mensile. Per quale pubblico hai sviluppato Saguaro? A chi ti rivolgi o ti piacerebbe che la serie arrivasse? 

L'approccio con questa serie, per me, è molto sereno: scrivo con piacere, divertendomi e documentandomi. Non penso troppo al "target" di riferimento, anche se spero di riuscire a contagiare il mio entusiasmo a vecchi e giovani lettori bonelliani.

Qual è la tua ricetta per scrivere una buona storia? 

Parto da un argomento che m'interessa, che considero importante, e lo sviluppo nel modo più coinvolgente possibile.
l'immagine promozionale proposta
in quarta di copertina di molte
testate Bonelli

Cominciamo a parlare della serie partendo dal titolo: digitando su google la parola saguaro si scopre che si tratta del nome di un cactus e di un parco nazionale statunitense. Tu a cosa ti sei ispirato? 

Il nome "americano" del protagonista è Thorn Kitcheyan. Sembra non possedere un "nome segreto", come tutti i navajo, ma solo un soprannome: Saguaro, per l'appunto. Gli è stato affibbiato da ragazzo, a causa del suo carattere spigoloso. Lui stesso ironizza su questo nomignolo: non gli piace, lo sopporta appena. A detta degli anziani dei clan navajo, però, gli calza a pennello (e loro, che vedono il mondo da un punto di vista particolare, non considerano certo il saguaro solo un cactus, ma anche una fonte di vita preziosa).

Mi parleresti più diffusamente dell’ambientazione della serie?

Primi anni '70, grande riserva navajo (che i lettori di Tex conoscono bene). Window Rock, capitale della Nazione navajo: un luogo significativo, in cui si trovano molti organi governativi e politici (come il Consiglio Tribale e l'Ufficio per gli Affari Indiani). Questo è il punto di partenza della serie, ma è chiaro che il personaggio si muoverà facilmente per tutto il sud ovest (e oltre).

Perché hai scelto di far svolgere temporalmente la serie negli anni ’70?

Per due motivi. Il primo è legato alla "gestazione" della serie. L'idea di Saguaro mi è venuta alcuni anni fa, dopo la lettura di un articolo che parlava di un gruppo di agenti federali nativi, che tutt'oggi operano al confine tra l'Arizona e il Messico (gli "Shadow Wolves"). La loro unità è stata creata proprio nel 1972, cioè in un periodo di apertura da parte del governo nei confronti dei nativi (a partire dal 1970, Nixon aveva lanciato una politica d'impegno nei loro confronti; politica osteggiata dal Congresso e poi naufragata in seguito allo scandalo Watergate). Successivamente, la serie ha preso forma anche grazie ai preziosi consigli di Sergio Bonelli, che mi ha suggerito di leggere gli splendidi romanzi di Tony Hillerman. Devo molto alle atmosfere di quei libri. Del secondo motivo ne ho già parlato: è proprio in questi anni che i nativi cercano di farsi sentire. Dopo i tumulti e le manifestazioni degli anni '60, portano avanti una serie di azioni dimostrative importanti. I popoli, in tutte le riserve, sono in fibrillazione. Ora, Saguaro è un fumetto che spazia all'interno di canoni narrativi classici (le sue sono storie d'avventura, di confine e poliziesche), ma credo che, nel suo piccolo, possa contribuire a far conoscere la situazione attuale dei nativi.


Se dovessi ascrivere Saguaro a un genere narrativo a quale apparterrebbe? 

Avventuroso/poliziesco. Al di là della base "impegnata" (e ispirata ad un certo tipo di cinema; penso soprattutto ad alcune pellicole della cosiddetta "Nuova Hollywood", degli anni '60/'70), infatti, quelle di Saguaro saranno principalmente avventure piene d'azione.


Mi racconteresti, in breve, qual è il soggetto della serie?

Saguaro torna a casa dopo aver prestato servizio in Vietnam. Viene scelto per reclutare degli uomini e formare uno speciale gruppo federale, incaricato di indagare su tutti quei casi in cui la polizia tribale non ha competenza o giurisdizione, ma anche di fungere da "tramite" tra il mondo dei bianchi e quello (molto codificato e particolare) dei navajo.

Chi sarà il protagonista di Saguaro? Dalle prime immagini diffuse sembrerebbe un nativo americano, è giusto? 

Ovviamente. È navajo da parte di madre e tohono da parte di padre, ma ha vissuto per molti anni al di fuori della riserva; così, ha perso il "contatto" con la propria terra. Contatto che, volente o nolente, dovrà recuperare nel corso delle sue avventure.


Tom Berenger sul set di Platoon
Per le fattezze del personaggio vi siete ispirati a qualche attore o personaggio noto?

Sì. Sempre su suggerimento di Sergio Bonelli, abbiamo utilizzato il viso dell'attore Tom Berenger (quand'era giovane, più o meno ai tempi di "Platoon"), che è stato poi ottimamente "indianizzato" da Alessandro Poli.

Quale sarà la struttura narrativa della serie? Ci sarà una solida continuity? 

Ho studiato uno sviluppo simile a quello delle serie televisive, con delle "stagioni" ben precise e una continuity (almeno, per quel che riguarda i primi albi) abbastanza serrata. Questo, però, non inficerà la lettura di ogni singolo albo, strutturato in modo del tutto autoconclusivo. 

Di Saguaro al momento si sa davvero poco. Ma quello che si sa ha fatto immediatamente girare sul web che si tratta di una serie che ha molte affinità con la statunitense Scalped (con la quale condividi uno dei disegnatori). Hai mai letto Scalped? Credi che ci sia davvero qualcosa in comune tra le due serie?

Certo che c'è: il disegnatore! Scherzi a parte, ho letto alcuni numeri di Scalped (su consiglio di colleghi e amici) quando ormai stavo già scrivendo l'ottavo numero di Saguaro. Mi è piaciuto. Appena leggerete Saguaro, però, capirete che si tratta di un "genere" completamente diverso. 

Da quali autori sarà composto il cast dei disegnatori?

Dopo la visualizzazione di Alessandro Poli, il testimone è passato nelle mani di Fabio Valdambrini, che ha disegnato il primo episodio. Per adesso gli autori al lavoro sono Luigi Siniscalchi, Marco Foderà, Alessandro Pastrovicchio, Elisabetta Barletta, Italo Mattone, Davide Furnò e Paolo Armitano, Ivan Vitolo, Fabrizio Busticchi e Luana Paesani. Le copertine sono di Davide Furnò.


Per Quando è fissato l'appuntamento con le edicole? 

Il 26 maggio 2012.






una tavola di Davide Furnò tratta da Scalped

4 commenti:

Paolo Papa ha detto...

dopo questa intervista, mi è venuta voglia di leggere la serie.
dalle anticipazioni mi sembra un prodotto interessante.

complimenti.

CREPASCOLO ha detto...

Un primo segnale di cambiamento radicale , di svolta estrema ed epocale è il nome di Saguaro: Thorn Kitcheyan. Ricordo ai comix fattori più verdi che la SBE del
'77 ( che si chiamava in un altro modo ) chiese a Berardi di mutare il suo Jebediah Barker in Ken Parker. La Regola Aurea consisteva nella possibilità anche per chi ''parla solo tricolore '', come dice mio suocero, di pronunciare correttamente il nome del personaggio. Questo non ha impedito a molti lettori di amare Dailan Dog e Graucio e di collezionare Dampair, ma nessuno è perfetto.
Io ho smesso di leggere Nat Never quando ho capito che Sigmund Baginov era lì per restare.
Non ho ancora affontato Sciangai Divel perchè io apprezzavo Manfredi quando il Vento era Magico ed il Volto Nascosto.
Non poteva osare un onesto, casereccio Dimonio Itterico ? Cosa non andava in un Cino il Diavolaccio Mascherato ?
E' il crepuscolo per noi che leggiamo e rileggiamo Dick Fulmine, Gim Toro e Kolosso ! Grande Blek e Comandante Mark erano la nostra religione: prima della età della Cresima ero convinto che in Canada la gente amasse coprirsi la zucca con animaletti addormentati.
Quando John Byrne e Chris Claremont sono arrivati in Italia la prima volta x una Con, una posse di X-Fans di cui ero l'anima li ha accolti spetasciando sulle loro testoline dei furetti cosparsi di colla. Non sono + tornati...

Paolo Papa ha detto...

applausi a crepascolo!
sicuramente u fattore aggiunto.

tutto vero, il nome impronunciabile di saguaro mi fa bene sperare.

almeno è una novità

illustrAutori ha detto...

per altri dettagli, faccia-a-faccia con l'autore al Napoli Comicon la prossima domenica 29 alle ore 15

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