BEAU SMITH: "IL FUMETTO E' MALATO, ECCO LA MIA DIAGNOSI"
Beau Smith è un autore di fumetti cinquantasettenne che, nel corso degli anni, ha collaborato con DC Comics, Image e IDW. E' stato anche vice-presidente della Eclipse Comics. Dal 2007 scrive la rubrica Busted Knuckles per il sito comics bulletin |
Dopo avervi proposto l'interessante articolo scritto da Mark Waid per il suo blog (lo trovate semplicemente cliccando QUI) provo a fornirvi un'altra testimonianza sullo stato attuale del fumetto statunitense (o almeno su quello che è lo stato del mercato così come è percepito da alcuni addetti ai lavori) scritto per il sito Comics Bulletin da un altro sceneggiatore veterano (anche se molto meno noto di Mark Waid), Beau Smith.
"Leggete fumetti? Se li leggete, sarete davvero molto sotto pressione. Pressione che avvertite per l'esigenza di comprare ogni albetto che è stato pubblicato. Una pressione che viene provocata dal modo con il quale quasi tutti gli editori propongono le loro serie sul mercato. Un modo di agire sbagliato.
Durante la Golden Age dei comics, erano pubblicati molti più fumetti di quanti ne siano pubblicati oggi; per questo motivo erano proposti molti fumetti di molti generi diversi. I fumetti costavano 10 centesimi. Anche volendo considerare la rivalutazione del dollaro, era una forma di intrattenimento decisamente molto economica, alla portata di tutti. Potevate leggerli e poi scambiarli o gettarli. Tempi semplici.
La Silver Age non era molto differente se non per il fatto che il fandom cominciò davvero a svilupparsi. I lettori diventarono anche collezionisti. Iniziarono a essere pubblicate le Guide ai prezzi dei comics. I vecchi fumetti cominciarono a essere valutati. La nascita della televisione fece sì che molta gente diventasse schiava della cultura Pop e questo significava che la gente non giudicava più le passioni dei propri figli. I fumetti nella Silver Age erano ancora venduti a prezzi economici, con prezzi di copertina che si aggiravano tra i 12 e i 25 centesimi. Ma i fumetti non erano più scambiati o gettati. Venivano presi, sigillati e messi da parte in scatole di cartone per tenerli al sicuro fino a quando sarebbero stati pronti per essere venduti, in un indeterminato futuro, per tirarci su una piccola fortuna.
L'età del Bronzo dei fumetti si contraddistingue per essere quella in cui si iniziò a capire che qualcosa non funzionava nella commercializzazione dei fumetti. Il vecchio sistema era ancora in vigore e le vendite calarono. Le vendite scesero sempre più con l'aumentare della fruibilità della cultura pop ad un pubblkico sempre più vasto. I fumetti iniziarono a essere scritti per un pubblico sempre più adulto. I fumetti per bambini si estinsero così come avevano fatto i dinosauri che un tempo dominavano il nostro pianeta. Come tutti sappiamo, o come tutti dovremmo sapere, se non hai una base di giovani lettori dai quali partire il resto del tuo mercato non sarà mai rimpiazzato.
La Modern Age dei comics ci ha portato il direct market. La Modern Age fu un paradiso nel quale c'erano i negozi specializzati nella vendita di fumetti. La nascita delle fumetterie portò con se un periodo di straordinaria creatività per i comics, per i quali nacquero molte cose nuove e con una inclinazione più matura. Come qualsiasi altra cosa, se fosse stata fatta con moderazione, sarebbe stata una cosa buona. Il problema è che si alimentava solo la domanda di una generazione di lettori/collezionisti; mentre si trascuravano intere generazioni di giovani lettori che non avrebbero mai avuto la possibilità di essere allevati con pubblicazioni adatte alla loro età, pubblicazioni che un giorno non gli sarebbero più bastate e li avrebbero spinti verso letture più mature. Non fu alimentato il naturale ciclo di sviluppo dei lettori, ci si limitò a imboccare un vicolo cieco.
Il direct market sarebbe davvero rimasto solido se si fosse continuato a fortificare il mercato dei giovani lettori così come se si fosse tentato di sviluppare il mercato delle lettrici. Si sarebbe trattata di una situazione alla "la strada è infinita è la festa andrà avanti per sempre". E' quello cui abbiamo creduto per molto tempo. Anche quando ci sembrò evidente che la festa stesse finendo, continuammo a raccontarci bugie. E adesso ne stiamo pagando il prezzo.
Tu, in qualità di lettore di fumetti, ne stai pagando il prezzo e ti viene richiesto di pagarne uno sempre maggiore.
Gli editori oggi, molti, non tutti, continuano a vedere i loro fumetti come se voi foste ancora lettori/collezionisti. Continuano a provare e vendere fumetti come se voi doveste vivere in eterno e sareste sempre interessati a leggere la stessa storia. Continuano a vendere i loro albi come se fossero una forma di intrattenimento economica, ma con un prezzo di copertina fissato a 3,99 $ di certo non lo sono. Gli editori continuano a ignorare quasi completamente i lettori più giovani e le lettrici di tutte le età.
Durante tutti gli anni che ho trascorso lavorando nel marketing, non ho mai visto una industria così distante dai propri consumatori. Questo isolamento è stato costruito e continua a essere perseguito a causa di una mentalità molto radicata in tutti coloro che da appassionati si sono trasformati in professionisti e che continuano a credere che i lettori abbiano le loro stesse idee di quando erano ancora lettori. Alle convention adesso si trovano dall'altro lato del tavolo e l'ultima cosa che desiderano è trovarsi di fronte, in mezzo ai lettori e appassionati. Vogliono i vostri soldi e i vostri consensi, ma dopo cinque minuti al tavolo o on-line desiderano che voi ve ne andiate in modo da avere più tempo per ridacchiare e prendersi di gioco di voi con i loro pari che si siedono al loro stesso lato del tavolo. Credetemi, ci sono davvero poche persone tra gli autori di fumetti o sul versante editoriale che abbiano davvero mai letto fumetti. Si immergono completamente nel loro lavoro e forse danno un'occhiata a quello di qualche amico, ma se non per rubare qualche trucco ad un disegnatore, non leggono quasi per nulla fumetti. Duro a sentirsi, ma credetemi, è la verità.
A meno che questo sistema di marketing non sia riparato, i fumetti così come li conosciamo sono destinati a sparire. Potrebbe essere la più lenta morte che voi possiate immaginare. Molti affermano che i fumetti non moriranno mai, ma si tratta di quelle persone che non vogliono ammettere nulla finché non sarà troppo tardi.
Avete già visto come il marketing dei fumetti sia stato adattato alla distribuzione digitale degli stessi, troppo lentamente e probabilmente troppo tardi perché ne percepisca davvero dei benefici che ne facciano crescere i profitti e ne solidifichino la salute, nonché la crescita dei consumatori nel lungo termine. Questo sistema di marketing ha danneggiato il direct market e i rivenditori adesso chiedono maggiore chiarezza e piani a lungo termine dagli editori, piani che gli consentano di vendere meglio i prodotti a un pubblico nuovo e che sfruttino i velocissimi cambiamenti della tecnologia al massimo.
In qualità di lettori, molti di voi, così come il sottoscritto, non possono permettersi di acquistare mucchi e mucchi di nuovi fumetti ogni settimana. Ad essere onesti, sapete benissimo che in giro ci sono davvero pochi fumetti che valgono i $ 3,99 che costano in media. Né per tempo di lettura, né tanto meno per la qualità dei contenuti o dei disegni. Con questo non voglio dire che tutto è brutto e da gettare, ma vi sto riferendo solo i freddi e nudi fatti. Lo sto dicendo a voce alta, altri invece potrebbero negarlo e ammettere che è vero solo tra se e se. Molti (non tutti) fumetti mainstream e una buona parte di quelli indipendenti non solo non supererebbero la prova del tempo, ma non valgono i cinque minuti necessari per leggerli.
Dalla fine degli anni '80, sono cresciute più di due decadi di lettori che conoscono solo il cibo con cui sono stati sfamati a forza dagli editori. Io so questo; ho lavorato per molti degli editori che hanno contribuito a servire questa pappa ai lettori. Ho partecipato alle guerre per l'esclusiva ai distributori che si sono disputate negli anni '90, guerre che ci hanno spinto più a fondo in quel buco nero che rappresenta il direct market. Ammetto la mia parte di colpe; non nego che le mie impronte siano sul cadavere in decomposizione del mercato diretto dei fumetti.
Scrivo queste cose in questo articolo perché sento che voi dovete essere messi al corrente della verità. Sento di dover condividere qualcuna delle mie colpe che hanno contribuito a far peggiorare le cose quando invece avrei dovuto fare qualcosa per farle andare nel verso giusto. Dico tutto ciò perché in qualità di scrittore, uomo di marketing e lettore di fumetti, ho molto a cuore il fatto che voi leggiate e compriate fumetti. Se con queste mie parole io posso in qualche modo mostrarvi come stanno davvero le cose, forse voi potrete contribuire a cambiare le cose o potreste decidere di non percorrere lo stesso percorso verso il declino. I fumetti sono una straordinaria forma d'arte e un altrettanto straordinario mezzo di intrattenimento. Potrebbero essere realizzati meglio e potrebbero essere destinati a godere di un migliore stato di salute. Non mi piace vederli mentre versano in cattive condizioni. E spero che lo stesso valga per voi."
8 commenti:
brrr, vengono i brividi... e non per il freddo!
Cose dure e "antipatiche", ma molto vere.
E' sempre positivo che qualcuno "dall'interno del sistema" cominci a dire come stanno le cose.
Articolo sul quale meditare profondamente.
Grazie di avermi dato la possibilità di legegrlo!
Orlando Furioso
Condivido due punti della tesi del signor Smith: 1) un medium che no coltiva il vivaio dei suoi lettori è condannato alla scomparsa
2) 4 dollari scarsi per 20 tavole di fumetto sono troppi ed indice di mancanza di lungimiranza da chi dovrebbe pensare a quanto detto nel punto uno.
Non credo invece che il problema siano i 5 minuti scarsi necessari per leggere un fumetto.
Secondo questo criterio non sarebbe un classico moderno la run di Batman Adventures disegnata da Mike Parobeck. E nemmeno molta roba di Carl Barks, forse il miglior storyteller di sempre.
Non credo che il pubblico di oggi - cresciuto con le miniserie della HBO ed i blockbusters di Bay & co - accetterebbe qualcosa di diverso dal ritmo di wrtiters che, in molte occasioni, sono partiti scrivendo roba come Lost , Sex & The City e Heroes.
Come comics addicted inguaribile spero che il medium sia in grado di offrirmi la mia dose quotidiana di materiale professionale ed interessante quando non innovativo.
Nessuno ha la soluz in tasca - io ho la chiavetta della macchinetta del caffè ed un porta centesimi in gomma con gli alloggiamenti per le monete usurati - ma offro qualche suggerimento:
1) considerato il successo di manga e paperbacks di serie for mature readers e non, gli editori USA, in primis le Big Guns, potrebbero provare volumi da 60/100 pagine in b/n ( come certa roba della Avatar ). Ritmi da fumetto super-eroico moderno ( che da loro è il mainstream come da noi Tex ), ma tutti i generi di derivaz pulp ( detection, horror, romance, sword and sorcery, sci-fi , western, peplum ecc ).
Tratto stiloso, abuso di retini, personaggi caratterizzati nel dialogo come in un romanzo di Elmore Leonard.
2) promo less-than-two-bucks per albi a colori, anche basici, rivolti ad un pubblico di bimbi e pre-adolescenti. Gli stessi temi e mood che trovano nei canali tv for kids. Cose come Secret Saturdays o Teen Titans. Cose come Leone Cane Fifone, The Simpsons o Mucca e Pollo perdono il 90 % della loro energia cinetica di penetrazione mesmerizzante se rivesati su carta.
3) Comics con un maggior tasso di complessità - siamo dalle parti dei lavori di Pete Milligan e Brandon Mc Carthy , di Dan Sweetman o di Marc Hempel - pubblicati in soluzioni di poche pagine all'interno di zines che si occupano di altro , come Vanity Fair , The Face o Rolling Stones. Paginoni alla Toppi o alla Yelow Kid. Immagini che richiamino anche la cartellonistica pop dei sixties. Narrazione ipnagogica. Il mezzo che dispiega le ali, sperimenta, sogna e vive...
@orlando: grazie a te!
t'oh, un crespacolo versione "seria" e "comprensibile".
ben venga.
Il mercato del fumetto è in crisi per una sola ragione: Crepascolo dedica troppo tempo al presidente Obama come consigliere alla sicurezza nazionale e poco come editor-in-chief della Marvel!
Si infatti cheppalle sto crepascolo che sproloquia senza senso, anche qui eri partito bene ma poi devi sempre spararle grosse.
@Anonimo
Immagino che tu ti riferisca al punto tre. Ammetto che ''Il mezzo che dispiega le ali, sperimenta, sogna e vive...'' è tanto Romano Battaglia ( giornalista della Rai degli anni ottanta ) o Maurizio Seymandi ( giornalista di Canale Cinque degli anni ottanta ). Diciamo che non è il modo migliore di conquistarsi la simpatia in una convention di Hell's Angels.
Tante teste tante sentenze, sia chiaro, ma sono convinto che una contaminazione sia l'unico modo di proporre un fumetto diverso dal mainstream ad un pubblico che quel fumetto vorrebbe leggere, ma non trova.
Io la vedo così : ci sono lettori che restano avvinti dalla magìa e dalle specificità del medium da bambini e leggono di tutto, dal comic book al manga. Poi crescono e sono meno interessati allo schema riconducibile all'avventura bonellide, tanto per intenderci, o ai metaumani Silver Age o Grim And Gritty. Amano ancora, in potenza, il modo di raccontare del fumetto, ma si annoiano a leggere Tex nella Valle della Paura o Diabolik nell'ennesimo caveau. Io non sono così, per inciso, e sto parlando di altri che ''so'' esserci ( un bacino di circa 10.000/15.000 lettori ). Il fumetto perde questa gente per strada. Finisce nello audicence di SKY e tra i lettori di riviste e di tascabili Feltrinelli. Davvero un peccato.
Posta un commento