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Dallo stato dell'industria del fumetto alla libertà creativa, senza omettere gli errori commessi dalle major e retroscena inediti. Intervista a ruota libera di Chris Claremont





Sebbene non sia stato il primo ritorno di Chris Claremont ai testi delle vicende degli X-Men, di recente ha suscitato molto scalpore (e ancor più rimpianti) la notizia di una storia breve scritta dal decano di tante storie mutanti dedicata a Kitty Pryde e Piotr Rasputin. Più trascorre il tempo e più sembra crescere il rimpianto della mancanza dell'architetto dell'universo X a tessere le vicende dei mutanti Marvel; i lettori più giovani ne scoprono le vecchie storie, quelli anziani ne rimpiangono le trame labirintiche e l'evoluzione dei personaggi, l'industria hollywoodiana traspone il meglio della sua produzione su grande e piccolo schermo e vengono realizzati approfondimenti e documentari sul suo lavoro. Chris Claremont, forse a causa di un misterioso contratto siglato con la Marvel che gli garantisce una lunghissima esclusiva ma che non lo fa lavorare, è sempre più al centro dell'informazione sul fumetto (di recente ha rilasciato moltissime interviste) e sempre meno al cento della scena fumettistica. Per questo, tra le righe di questa bella intervista, pubblicata sul magazine online salutemag.com, si legge moltissima amarezza e un po' di rancore nei confronti di un'industria che ha accantonato (momentaneamente?) il suo genio creativo. Ma nelle parole di Claremont non c'è spazio solo per questi sentimenti, ma anche per alcune valutazioni sull'attuale mercato assolutamente condivisibili e alcuni retroscena gustosissimi.

House Ad originale, illustrata da Alan Davis, per il lancio del crossover
the Fall of the Mutants

Come giudichi lo stato dell'industria del Fumetto? Prendendo in considerazione tutte le opere proposte sul mercato, dai prodotti delle Major sino alla piccola editoria, senza tralasciare il fumetto digitale e quello autoprodotto, fino a che punto si è evoluto, o involuto, il mercato?

Tanta frustrazione... beh! C'è una quantità enorme di opportunità. In contrapposizione a questo fatto, purtroppo, le opportunità creative non conducono necessariamente anche all'opportunità di guadagnare adeguatamente ciò che si investe in tempo e talento. Il fatto è che, 20 anni fa, c'erano editori tradizionali che offrivano in anticipo contratti a cinque o sei cifre per Graphic Novel originali, possibilità che adesso non esiste più. C'erano editori di fumetti tradizionali che offrivano pagamenti anticipati significativi più l'opportunità di ottenere quelli che venivano definiti "incentivi alle vendite". 

Quello adottato fino a poco fa era un metodo per rimediare al "lato oscuro dell'industria del fumetto" che vigeva negli anni dal '40 ai '70, quando agli autori non veniva corrisposto nulla altro che il page rate concordato. Oggi il page rate è tornato ad essere la principale fonte di guadagno, anche se è variabile a seconda dell'editore. Quindi le realtà economiche dell'industria mainstream attuale sono molto più rigide di ciò a cui noi autori ci eravamo abituati.

Un altro aspetto da non trascurare è il fatto che sia la Marvel che la DC Comics siano parti integranti di ben più grandi strutture aziendali... una definizione che suona in maniera quasi dispregiativa... corporazioni che sono più interessate a sfruttare le loro personaggi in altri media, come i film...

... e parlando di film, prendiamo come esempio Black Panther. Il punto di partenza è una serie a fumetti apprezzata, ma che non ha mai davvero sfondato, che sul grande schermo non solo sta infrangendo tutti i record di incasso, ma che ha proposto anche dal punto di vista della narrazione e della presentazione del cast di comprimari un qualcosa di assolutamente rivoluzionario nel panorama cinematografico attuale... dall'altro lato c'è la Justice League, un film che ha subito, dalla fase di pre-produzione a quella di distribuzione, molti cambiamenti, al punto che ci sono molte persone che si interrogano sulla possibilità che la DC ne faccia un seguito. E probabilmente tutto dipenderà dai risultati che otterranno Aquaman e, presumibilmente, il secondo film di Wonder Woman...

Il successo di Black Panther è il frutto di una intuizione della Marvel/Disney che è arrivata a investire un miliardo di dollari per realizzare Infinity War! Caspita! E allora quanto costerà fare un fumetto dei Vendicatori? Adesso non so, diciamo 25.000 dollari [risate]! Se decidiamo di spingerlo davvero [ancora risate]. Appare evidente la disparità di quanto serve per produrre un film e quel che costa produrre una buona storia a fumetti. Eppure il paradosso è che senza buone storie a fumetti, storie che gettino le basi per ispirare i film e mantengano vivi e interessanti i personaggi, per quanto tempo si riuscirà a mantenere freschi e interessanti i film? Questo è un dato di fatto. 




Cosa dovrebbe, o potrebbe, fare l'industria del fumetto per trasformare gli spettatori che vanno al cinema in lettori di fumetti?

Bisognerebbe seguire la via più semplice. 
Per quel che riguarda questo argomento sono ben conscio di appartenere alla cara vecchia scuola. Bisogna creare personaggi fantastici che riescano a fare breccia nel cuore dei lettori... e poi gli rendi la vita un inferno! 

Dal mio punto di vista, l'errore più grande commesso da Jim Shooter [l'ex EIC della Marvel], dalla Marvel e dai librai è stato quello di osservare il successo commerciale de la caduta dei Mutanti ed esclamare "Wow! E' stato un enorme successo di vendite, facciamone subito un altro!". Pensate che Luise Simonson e io avevamo concepito quella storyline perché il numero di mutanti era cresciuto troppo e volevamo sbarazzarci di qualche personaggio per ridurre un po' il cast. 

Il problema, ma su questo aspetto potrei essere in minoranza, è che dal mio punto di vista di lettore di fumetti, la proposta di Marvel e DC si è diventata sempre più omogenea.

Il procedere delle storie dei vari personaggi è definito da un grande evento. Tutto il lavoro della casa editrice è orientato a pianificare la struttura che condurrà all'evento. Questa pianificazione fa perdere individualità ai personaggi, personalità e intimità, così che il rapporto che dovrebbe instaurarsi tra il personaggio e il lettore risulta privo di equilibrio. 
Il nocciolo della questione è che c'è meno interesse a raccontare grandi storie semplicemente dando il meglio di se stessi nel realizzare un grande prodotto. 
Produrre ottimo fumetto commerciale. 
"Bene, raggiungiamo i volumi di vendita che ci siamo prefissati per questo trimestre, e andiamo avanti!" Questo è un tipo di ragionamento che potrebbe funzionare a livello puramente economico, aziendale, ma che ha come altra faccia della medaglia la perdita del rapporto quasi intimo che si instaura tra lettore e personaggi, mentre gli autori perdono il senso della creazione. Le storie non dovrebbero essere concepite a tavolino per collimare in eventi prefissati. Se davvero si vuol fare un evento, questo dovrebbe nascere organicamente, fuori dal corso di una storia.

Un'altra cosa che credo abbia scatenato conseguenze catastrofiche sul mercato dei fumetti, almeno nell'ultimo decennio, è stata tutta l'attenzione dedicata alla produzione delle raccolte in volume. Sono cresciuto in un ambiente professionale in cui Stan Lee ci diceva: "racconti una storia a numero, la dividi un due numeri se è davvero buona, due e mezzo se ci sono Galactus e Silver Surfer". In questo modo ogni mese metti a segno un centro. Introduci nuovi personaggi, ambientazioni. Ogni numero diventa un potenziale punto di ingresso.

Nel corso degli ultimi anni, quindi, la produzione delle serie mensili è stata concepita per la successiva raccolta in volume. "Ogni arco narrativo di cinque o sei numeri sarà raccolto in volume". Così tutti gli autori concepiscono storie che si svolgano in questo arco di numeri, ideali per la successiva raccolta in volume. Ottimo, ma chi acquista poi gli albi mensilmente? Se hai una libreria di fiducia o un rivenditore dove li puoi trovare non c'è problema, ma le librerie specializzate purtroppo non sono poi così tante, e se accidentalmente perdi il primo, o il terzo numero, e l'albo va esaurito, sei fregato. Per recuperare quella storia devi aspettare che sia pubblicato il volume. Ma se la storia non viene raccolta in volume, o quando accade non sei più interessato a leggerla, sei unodei tanti lettori perduti.




Se io fossi un editore, sarei terrorizzato dall'idea di realizzare un enorme crossover... e se si rivelasse un vero disastro? Archie Goodwin, a tal proposito, una volta esclamò: "se fai un casino, hai trenta giorni per rimediare", una frase che si è rivelata davvero premonitrice. Ma cosa accade  se ti incasini e ti trovi nel primo atto di un evento suddiviso in quaranta albi che coinvolgono sette serie, come diavolo potrai correre ai ripari? Inoltre, gran parte della fama della Marvel è stata costruita su team creativi affidabili; prendi un numero degli X-Men e ci trovi Claremont e Cockrum o Byrne, un numero di Daredevil? Ci trovi Frank Miller. Su Thor c'è Walt Simonson. Ma se cambi artista ad ogni numero? Di solito ci vogliono due o tre albi per far affiatare uno scrittore e un artista, per capire che storie puoi raccontare, come dirgli di disegnare una sequenza d'azione, cosa può funzionare e cosa no... se il nuovo artista arriva all'improvviso potresti trovarti a dover instaurare un rapporto partendo da zero, e magari l'artista potrebbe non essere in sintonia con il tuo modo di scrivere o con quel che vuoi raccontare, così si corre il rischio di spararsi sui piedi.

Un altro particolare ancora più importante è che ogni volta che cambia il disegnatore di una serie, ogni volta cambia l'aspetto grafico della stessa e quindi cambia il modo in cui il lettore percepisce la narrazione, si fornisce al lettore un pretesto per non leggere più... e tu non vorresti mai che questo accadesse! Il miglior apprezzamento che abbia mai avuto per il mio lavoro mi ha al tempo stesso inorgoglito e commosso. Una donna, in lacrime, mi disse che avrebbe dovuto smettere di leggere fumetti, perché il marito non li approvava e, ora che i loro figli erano cresciuti a sufficienza per poter leggere, non avrebbe mai voluto che fossero corrotti da quelle letture. Quindi lei stava cedendo alle pressioni del marito, e mentre me lo raccontava singhiozzava. E mentre ascoltavo la sua testimonianza tra me e me pensavo: "che cosa orribile!" ma subito dopo, dimostrando quanto si possa essere spregevoli (risate), pensai "tanto amore per il fumetto è così bello". Ho divagato per arrivare a questo punto, quando tutti si presentavano in fumetteria il terzo giovedì del mese per acquistare le novità era davvero meraviglioso!

Il mese che trascorreva tra l'uscita di un numero e l'altro, per me era l'equivalente di ciò che accade ora. L'attesa dei lettori, il parlare dell'albo appena pubblicato creavano una comunità e incuriosivano i nuovi lettori. Se produci qualcosa e lo butti sul mercato solo perché sai che qualcuno per abitudine lo comprerà, questi stessi lettori potrebbero decidere di non comprare solo perché decideranno di cambiare abitudine! Ci son troppe altre cose in grado di coinvolgerci. Se hai intenzione di raccontare storie, devi raccontare storie che siano in grado di catturare l'attenzione del pubblico. Quando scrivi storie incentrate sui personaggi e sulle scelte che questi compiono, devi essere in grado di far scattare un processo di identificazione che spinga il lettore a esclamare: "Conosco persone così!" oppure "Ho vissuto situazioni del genere!" o ancora "Wow! Questo è proprio quello che avrei fatto io!".

Ah, scusa mi sono dilungato... questa chiacchierata ha rappresentato la mia sfuriata quotidiana!

Spesso si dice che la crisi del fumetto sia una conseguenza del fatto che i ragazzi leggono sempre meno, che i lettori in genere stiano diminuendo perché ci sono troppe altre cose che attirano la loro attenzione... 

Tutte cazzate! 

Mi trovi d'accordo, perché mentre ci si lamenta emergono fenomeni come la serie di libri di Harry Potter o quelli di Percy Jackson... 

Esattamente! La risposta a questa equazione è semplice, bisogna dare loro qualcosa da leggere! Qualcosa che prendano a cuore! Fornire loro un motivo per tornare mese dopo mese a rinnovare l'appuntamento con la lettura della loro serie preferita. Dai ai lettori qualcosa che abbia rilevanza per le loro vite, dagli personaggi che gli piacciano... [sospiro profondo]. Se vuoi fare storie in grado di attirare i lettori più giovani, perché i personaggi hanno tutti circa trent'anni? [A onor del vero, che piaccia o meno, la All-New All-Different Marvel ha operato proprio questo processo di svecchiamento di alcuni eroi - NdStefano il giusto]


A tal proposito: cosa ne pensi del rilancio della Marvel? Qual è la tua opinione sulle accuse di Social Warrior Justice che sono state fatte all'editore quando ha rilanciato il suo cast di personaggi, ringiovanendolo e rendendolo multietnico? 

Beh, a essere onesti credo che far indossare ad altri l'armatura di Iron Man possa essere una scelta pratica, ma Steve Rogers è Capitan America. Fine della storia. E' stato Capitan America per cento anni. Se vuoi un nuovo eroe che sia in grado di rivolgersi alla nuova generazione di ragazzini, crealo! E' quel che ho fatto io quando mi occupavo degli X-Men, se osservate il cast dei protagonisti era sempre in continua evoluzione. Al numero 100 avevamo un gruppo di eroi, con il 200 uno completamente diverso.   

Dal mio punto di vista, come creatore, il motivo per cui realizzammo la storia di Scott e Madelyne [nota: Scott Summers aka Cyclops ha sposato Madelyne Pryor nel numero # 175 di The Uncanny X-Men], era perché Scott avrebbe dovuto seppellire Jean [Grey] una volta continuando la sua vita. Per dimostrare al pubblico che 
a) dopo gli X-men era possibile condurre una vita normale, e 
b) che nella vita non deve esserci per forza un lieto fine, 
e inoltre che Reed e Sue [Richards, dei Fantastici Quattro] non sono l'unica coppia adulta dell'universo Marvel. Scott e Madelyne se ne sarebbero andati con il loro bambino, avrebbero vissuto felici e contenti per sempre e sarebbero tornati occasionalmente per eventi speciali: sarebbero stati il ​​paradigma della vita reale nell'universo X. 

Quando fu lanciata X-Factor consigliai: "Non riportate Jean in vita! Se lo farete distruggeremo Scott come personaggio" E questo è quel che è accaduto. Sarebbe stato molto più efficace riportare Scott, con moglie e figlio, nella vita dei mutanti - Madelyne, però, non lo avrebbe voluto in prima linea, ma lui, da buon allievo di Xavier, si sarebbe sentito obbligato a essere presente... wow! Conflitto! Non sarebbe stato fantastico? Quindi, al posto di Jean si sarebbe potuto introdurre la sorella, che sarebbe stata la Grey del gruppo, e che avrebbe avuto il potere di identificare i mutanti preparando il gruppo a quel che avrebbe dovuto affrontare. Questo sarebbe stato il canovaccio e soprattutto la nuova Grey non avrebbe avuto legami e quindi Bobby, Hank e Warren avrebbero avuto qualcosa da fare!  


Credo che la nuova Ms. Marvel sia un buon colpo messo a segno in questa direzione! Una ragazzina musulmana nell'era moderna dei Super-Eroi. Provai a fare qualcosa di simile nel 2002 quando la WildStorm, in pieno clima post 11 Settembre, mi affidò il rilancio di Gen13. Introdussi un ragazzino di colore i cui genitori erano conservatori e lavoravano alla Casa Bianca per l'amministrazione Bush. Ma la cosa più importante era che avevamo un ragazzino di colore, musulmano e appartenente alla middle-class in un momento storico in cui era davvero difficile essere musulmani negli USA.



Non mi piace quello che Jason Aaron ha fatto con Thor rendendo Jane Foster la nuova Dea del Tuono. Possiamo discutere sul fatto che sia la nuova detentrice del martello, ma perché ne ha assunto anche il nome? Thor è un nome, non un ruolo! 

Giusto! Quel che m ha dato davvero fastidio è che stava morendo! Ma che razza di idiota è?! Scusate! [risate] Mi spiace! Ma questa  è Asgard per l'amor di Dio! Tra Asgard, Wakanda, Skrulls e Reed e tutti gli altri, non riesci a trovare un modo per curarla? 

Non ho alcun problema per il fatto che abbiano conferito a Jane Foster i poteri di un Asgardiano - l'ho fatto con Dani Moonstar in New Mutants - ma la domanda è: "E dopo, cosa succederà?" Agirà sulla Terra? Come il suo alter ego maschile farà il pendolare tra la terra e Asgard? Dove si inserisce nel pantheon lassù? Questo rientra nella stesso genere di storia che provai a raccontare quando volevo uccidere Wolverine per farlo tornare  come assassino della Mano. Avrebbe significato farlo fuori per un anno. E questo avrebbe messo nei guai Larry [Hama], Marc Silvestri e la serie di Wolverine - così mi hanno detto che non potevo farlo. 
E poi, tre anni dopo essere stato licenziato, lo hanno fatto lo stesso. Ci sono sempre dei modi per fare una storia davvero interessante, il trucco è che deve essere davvero una bella storia.

Se hai un'idea, se hai un personaggio che funziona davvero simpatico e e vuoi davvero dedicartici, metti su il giusto team di lavoro, datti da fare e vedi cosa succede. Non sai mai davvero cosa può accadere. Mi spiego meglio, prendete Spider-Man... Stan Lee l'ha creato quasi per caso. [Risate] I Fantastici Quattro sono nati con qualcuno che esclamava "Dobbiamo fare qualcosa." Stan e Jack [Kirby] erano le persone giuste nel posto giusto al momento giusto. Ecco come funziona.

Chissà cosa sarebbe successo se Len [Wein, scrittore e creatore originale dei nuovi X-Men] non si fosse dimesso, se lui e Dave [Cockrum, disegnatore originale dei nuovi X-Men] avessero continuato con la loro visione degli X-Men. Pensa a tutti i personaggi che ho creato per gli X-Men se non li avessi mai creati, dove sarebbe la Marvel oggi? [Risate]

E dove sarebbe la Fox? [Risate]

Beh, sarebbe stata tutta un'altra storia... ci sarebbe stato un un accordo con la Fox? Ma d'altronde mi capita spesso di chiedermi come sarebbero andate le cose se, quella volta che ci trovammo seduti intorno a un tavolo con James Cameron e Stan Lee, Stan non avesse spinto per convincere Cameron a fare un film su Spider-Man (accordo fatto e diritti acquistati dalla Carolco Pictures, ma mai concretizzatosi per il fallimento della casa di produzione - NdStefano il cinefilo), mentre questi ci parlava dell'idea di affidare a Kathryn Bigelow (l'allora consorte del regista di Avatar - NdStefano il biografo) la realizzazione di un film sugli X-Men. Pensa, un film degli X-Men realizzato nel 1989 con la regia di Kathryn Bigelow e il casting proposto da me. Quindi con Angela Bassett nei panni Storm!

Tuttavia, Kathryn Bigelow ha realizzato Hurt Locker, quindi chi si lamenterà? E in tutta sincerità gli X-Film prodotti sono comunque di tutto rispetto...  insomma, Days of Future Past era tutto quello che avrei potuto desiderare... tranne forse che sarebbe servita un'altra ora [risate]




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