JOHN OSTRANDER: "I FREELANCER SONO COME TRAPEZISTI SENZA RETE DI SALVATAGGIO"
la Squadra Suicida |
La notizia della malattia che di recente ha colpito Peter David, ha spinto il veterano John Ostrander, dalle pagine della sua rubrica sul sito ComicMix, a compiere una serie di riflessioni sui rischi della carriera di autore di fumetti come freelance; una carriera che, stando alle parole del creatore della Suicide Squad, presenta poche certezze e numerosissime insidie:
John Ostrander |
"Prendete ad esempio, la sicurezza di avere un lavoro. Non vi è alcuna certezza. Al di là del tuo attuale contratto (ammesso che tu ne abbia uno), non ci sono garanzie che, alla sua scadenza, tu avrai un altro lavoro. Potrai rimanere su una serie molto a lungo, ma prima o poi il tuo incarico sempre arriverà a una fine. Un tempo alla DC Comics avevo un "contratto continuativo" che mi garantiva una continuità nel lavoro (e una assicurazione sanitaria) in determinato intervallo di tempo, ma è da molto che ormai non l'ho più. Non so se adesso è ancora contemplato. È stato molto difficile per me ottenere un mutuo per comprare casa (casa di cui, a tutt'oggi, non sono proprietario) e ho paura che oggi, se sei un freelancer, le difficoltà sono anche maggiori.
Quando sei un freelancer vieni pagato solo per il lavoro che stai svolgendo. Non c'è malattia che ti venga pagata, non ci sono festività pagate, non ci sono vacanze estive retribuite (né vi è alcuna "condivisione" o in qualsiasi modo si decida di definire una cosa del genere nelle scelte prese dall'azienda) e tutto ciò non è piacevole. L'apparizione di Amanda Waller nel film di Lanterna Verde mi ha fatto guadagnare una gradevole manciata di dollari, soldi di cui avevo decisamente bisogno in quel momento ma è stato come trovare a sorpresa una banconota da venti dollari che ti eri dimenticato nelle tasche dei tuoi jeans. Non sai mai quando succederà e se potrai contare su di essa".
John Ostrander incontra Supergirl sulle pagine di Daring New Adventures of Supergirl #1 |
2 commenti:
Quello che dice Ostrander mi è noto, ma purtroppo abbraccia ormai tutto il panorama lavorativo, anche in Italia, e noi siamo stati quasi tutti complici nell'arrivare a questo stato di cose.
E' chiaro a chiunque abbia una visione critica della nostra società che il nostro modello di vita è ampiamente fallimentare, perché siamo diventati schiavi del mercato (inteso in senso lato e quindi anche quello del lavoro) che abbiamo generato, ossia è esso che ci controlla, e nessuna forza politica ha intenzione, neppure lontanamente, di prendere in mano la situazione o provare a cambiare radicalmente il modello societario nel quale viviamo, le sue regole ed i poteri forti che lo governano, i quali gestiscono e possiedono grosse quantità di denaro e capitali, regolando e schiacciando le nostre vite.
Il nostro modello di vita è predatorio e competitivo, malgrado un evoluzione nella tecnica che ci permette anche una vita più agiata, ma soprattutto il nascere di nuovi inutili bisogni, ed il consolidamento della iperstrutturata società dei consumi.
Per tornare sull'argomento fumetti vorrei dire alla Simone o a Snyder, tanto per rimanere in casa DC, che il loro supporto e le loro "discese in campo" in difesa del loro editore sono inappropriate e le rimpiangeranno amaramente, perché quando i venti cambieranno e loro saranno ritenuti sacrificabili, troveranno solo porte chiuse. La Simone ne ha già avuto un assaggio.
E ricordiamoci di come è morto Robert Washington, lo scrittore di Static, che era finito a vivere come un barbone, andando ad elemosinare i pasti alla "The Hero Inititive".
Fa sorridere pensare a tutto lo sbattimento che la DC ha messo in campo per la sua campagna "We can be heroes", ed a tutti i soldi che ha racimolato, quando lascia letteralmente crepare di fame le persone che hanno costruito il suo impero; certamente fa più marketing e propaganda aiutare chi muore di stenti in Africa piuttosto che i propri impiegati o magari fare donazioni alla Hero Initiative.
Purtroppo è la triste verità. Tutti gli autori prima o poi vengono accantonati. Spesso mi vien da pensare all'incredibile contributo fornito da gente come Claremont e Byrne al Marvel Universe con idee e personaggi ancora attuali e a come sono trattati questi autori dalla casa editrice.
Per fortuna le cose non vanno così dappertutto. Basti pensare alla Sergio Bonelli Editore che continua a far lavorare autori non più giovanissimi, sfruttandone in molti casi (basti vedere le ultime opere di Roberto Diso o dio Renato Polese) le caratteristiche fino a ritagliargli delle opere su misura. Una goccia nel mare, ma almeno un piccolo segnale di speranza.
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