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Promethea entra a far parte del DC Universe, J.H. Williams III apprende la notizia dal web e s'incazza...








"... dunque, senza degnarsi di informarmi attraverso canali ufficiali. Non mi sono ancora confrontato con Alan, ma dubito che ne avesse saputo qualcosa prima di adesso. Al di là di questo, non credo di poter in alcun modo lasciar perdere ciò che è accaduto."

Questa la reazione a caldo di J.H. Williams III, scritta di getto su Twitter in risposta alla notizia dell'ingresso di Promethea nel multiverso DC, notizia riportata da Bleeding Cool.
Il debutto della guerriera amazzone, creata con Alan Moore per la linea American Best Comics della Wildstorm, che avverrà sulle pagine di Justice League of America, fa parte del processo di assimilazione, cominciato con The New 52, di eroi e personaggi della WildStorm (divisione della  Image Comics fondata da Jim Lee e acquisita tempo addietro dalla DC Comics) e delle etichette a essa collegate. Il motivo del nervosismo di Williams III è giustificato dal fatto che, all'origine, le pubblicazione ospitate sotto il marchio ABC erano creator owned e solo dopo un accordo speciale -  forse un patto d'onore tra Paul Levitz  (ex presidente della DC) e gli autori coinvolti, che sanciva che, pur trasferendo i diritti alla casa editrice, questa garantiva stabilità lavorativa e controllo/consulenza sui personaggi - passarono a diverso status.

La reazione dei follower dell'artista non si è fatta attendere (e tra questi spiccano anche professionisti come Joice ChinKurt Busiek). Rispondendo alle loro manifestazioni di solidarietà  l'artista ha aggiunto:

Sto provando a fare del mio meglio per mantenere una calma professionale. Ma al momento sono un po' nervoso. 

Quel che è successo non va affatto bene. Al di là di quelle che sono le intenzioni del team creativo, la DC Comics ha agito ancora una volta impunemente. E dubito che gli autori al lavoro sulla serie ne fossero al corrente. Quindi non me la sento di prendermela con loro.

La reazione di J.H. Williams III fa eco a quella analoga di Dave Gibbons, che recentemente si lamentò di aver appreso solo dalle pagine (virtuali) di Bleeding Cool della pubblicazione di Doomsday Clock, miniserie evento che riprende i personaggi di Watchmen. Un atteggiamento molto spregiudicato da parte di DC Enterteiment, e dunque d Dan Didio e Jim Lee, che sta facendo arrabbiare un bel po' gli autori coinvolti e che sta portando a galla il motivo della grande amarezza più volte emersa dalle dichiarazioni pubbliche di Alan Moore.



E' pur vero che finché Paul Levitz ha ricoperto l'incarico di presidente della DC Comics, questi ha protetto le opere di Moore (la leggenda narra che lo ha fatto anche nei confronti dello scrittore stesso, negandogli l'opportunità di scrivere il seguito di Watchmen), cercando disperatamente di trovare un accordo con lo scrittore. La nomina di Diane Nelson al ruolo di presidente della DC Enterteinment e il maggiore controllo della Warner Bros ha cambiato le carte in tavola,  sollevando il velo di sacralità che circondava le opere dello scrittore britannico mettendole a disposizione di chi volesse utilizzarle. Dapprima con l'effimero Before Watchmen, poi con l'introduzione di Tom Strong, Promethea e dei personaggi di Watchmen nel multiverso di Batman, Superman & co. Per Moore è, con tutta probabilità un capitolo chiuso (ma comunque doloroso) e i suoi rapporti con la DC Comics si limitano solo alle meritate royalties sulle vendite dei sui fumetti (da tempo ha rinunciato a favore dei sui partner artistici a quelle provenienti dal cinema) e pare che nei suoi nuovi contratti con qualsiasi editore faccia apporre una clausola che, qualora il gruppo Warner dovesse acquisirlo, il contratto sarebbe automaticamente rescisso. 



Fa tristezza pensare che, nonostante la bravura di Geoff Johns e di altri autori in forza alla casa editrice di Burbank, l'universo DC continui a ruotare ancora intorno a personaggi, storie e concept sviluppati da un autore che non lavora su di esso da oltre trent'anni. Un sintomo evidente della pochezza di idee che affligge la produzione supereroistica d'oltreoceano e che ne sta minando le vendite, sempre meno incoraggianti.

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