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L'australiano Tom Taylor, a causa delle politiche anti-immigrati dell'amministrazione Trump, cancella tutti i suoi impegni negli USA. Charles Soule offre aiuto agli autori stranieri



Tempi duri per gli autori di fumetti che lavorano negli USA ma che non vi risiedono!
Dopo lo sfogo a caldo di Humberto Ramos (di cui vi ho parlato QUI), autore messicano che si è sentito vituperato dalle ripetute minacce del neo presidente Donald Trump di costruire un muro ai confini con il suo paese, è stata la volta di Tom Taylor (attuale sceneggiatore de la nuovissima Wolverine) dichiarare di aver deciso di non partecipare alle prossime convention fumettistiche che si svolgeranno negli States. Lo scrittore australiano scrive, infatti, sulla sua pagina Facebook:


L'australiano Tom Taylor (nella foto in compagnia del "sorridente" Stan Lee)
annuncia, non senza rammarico, di aver deciso di non recarsi nei prossimi tempi
negli USA. I motivi? Vanno ricercati nelle nuove politiche, più repressive nei
confronti degli stranieri, dell'amministrazione Trump
  

Purtroppo, questa settimana non parteciperò alla Emerald City Comicon di Seattle.Ho declinato anche tutti gli altri inviti alle convention e alle sessioni di autografi che mi erano stati fatti per quest'anno. Sono consapevole di non essere l'unica persona preoccupata dal viaggiare di questi tempi negli Stati Uniti, ma volevo spiegarvi le mie motivazioni.
Vorrei premettere che questa decisione è stata incredibilmente difficile. Ero davvero impaziente di fare questo viaggio. Ho viaggiato negli USA con regolarità sin dal 2009. Quest'anno devo promuovere quattro serie, pubblicate con tre diversi editori, e una serie TV. Al di là di questo, ci sono colleghi e appassionati che mi fa davvero piacere incontrare. Mi mancheranno.
Ma gli Stati Uniti, a dispetto del fatto che molti dei suoi cittadini sono esenti da colpe, non sono una destinazione che fa sentire sicuri o benvenuti gli stranieri. Ci sono rapporti che parlano di interrogatori, telefonate intercettate, richieste di verificare gli account dei social media, divieti di ritorno negli USA della durata di cinque anni e rischio di fermo per chiunque, dai bambini alle persone più anziane. 



La nuovissima Wolverine
una delle serie scritte, con successo, da
Tom Taylor


Tutte queste notizie hanno spinto molte persone che conosco a rivedere i loro progetti di viaggi negli Stati Uniti. Alcuni amici e persone con le quali lavoro mi hanno consigliato di lasciare il mio telefono a casa o di rimuovere il mio account di Twitter un mese prima della mia partenza. Mi rifiuto di fare cose di questo tipo.Il mio account di Twitter non è mai stato lusinghiero nei confronti della attuale amministrazione, ma è ben lontano dall'essere luogo di polemiche incendiarie, e in ogni caso non credo che in un paese che si fa vanto della libertà di espressione si debba sottoporre a una così attenta analisi le opinioni di qualcuno.
Viaggiare su un aereo per quindici ore è già di per se una bella seccatura. Viaggiare attraverso l'incertezza, in preda alla preoccupazione di essere bloccato in un limbo da un funzionario della dogana troppo zelante, mentre, magari, mia moglie e mio figlio che si chiedono preoccupati per quale ragione io non abbia telefonato, è un incubo.


Tom Taylor


Tuttavia, c'è qualcos'altro che mi impensierisce più di tutto ciò, e che dopo averne parlato con la mia famiglia mi ha convinto a prendere questa decisione. E si tratta dell'idea che non ho nulla di cui preoccuparmi. L'idea che potrebbero farmi entrare senza sottopormi a analisi più attente, senza alcun incidente, senza alcuna preoccupazione di tutto ciò che accade... semplicemente perché sono bianco. Non voglio visitare, con candore, una nazione che nel frattempo sta negando a molti l'accesso nel suo territorio, e questo solo perché si tratta di persone nate in un altro stato o che hanno un credo diverso. Semplicemente, non mi va. 
Spero davvero che le cose cambino presto. Spero che l'America torni a essere quel luogo di benvenuto che ha rappresentato per me, e per molte altre persone, per così tanto tempo. Spero di poterla visitare di nuovo senza alcuna trepidazione, e spero che quel paese ricominci a ospitare i rifugiati che hanno bisogno di essa più di quanto ne avrò mai bisogno io. 
Fino ad allora, continuerò ogni settimana a scrivere storie dei più grandi eroi immaginari d'America, sperando che i veri eroi americani li seguano. Spero di incontrarvi presto. 

Qualcuno potrebbe pensare che quelle di Taylor possano essere preoccupazioni eccessive, ma evidentemente lo scrittore australiano non è l'unico a essere assalito da questo tipo di preoccupazioni. Dal momento che sulla questione è intervenuto anche Charles Soule, che oltre ad essere uno scrittore di successo (Inhumans, Death of wolverine, Letter 44) esercita la professione di avvocato. Sul suo profilo Twitter, Soule ha infatti invitato tutti gli autori stranieri che in procinto di partecipare alla Emerald City  Comic Con a contattarlo per avere ogni tipo di aiuto e informazione riguardo la dogana e gli eventuali rischi e contrattempi in cui avrebbero potuto incappare.  



  


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