VERTIGO: GLI ULTIMI GIORNI DI KAREN BERGER
Karen Berger |
Fino a poco tempo fa, per Karen Berger una giornata di lavoro trascorsa in ufficio equivaleva nel chiacchierare con autori riguardo le loro idee e i propri sogni, facendosene carico e cercando di tradurli in opere cartacee. E di sogni ne ha trasformati in realtà davvero molti fino a quando, lo scorso dicembre, ha rassegnato le sue dimissioni da Executive Editor della prestigiosissima linea Vertigo della DC Comics. Un incarico che ha ricoperto ininterrottamente dal 1993 (anno in cui la Vertigo fu estrapolata dall'Universo DC trasformandosi in qualcosa di davvero differente) consegnando ai posteri opere immortali come Sandman, Animal Man, Doom Patrol, Y the last Man, Fables, Preacher, Shade (senza tralasciare opere pre-Vertigo come Swamp Thing) e lanciato autori del calibro di Alan Moore, Neil Gaiman, Peter Milligan, Grant Morrison, Garth Ennis e Brian K. Vaughan.
Il definitivo abbandono del suo ufficio, avvenuto negli scorsi giorni, mi offre l'occasione per celebrare la prima parte della carriera di Karen Berger e il suo lavoro: "un lavoro divertente" ha dichiarato recentemente Karen Berger, per poi aggiungere "il lavoro che ti rende differente". Un lavoro che continua a svolgere anche in questi giorni, anche se come consulente esterna intenta a occuparsi del lancio di alcuni nuovi progetti per l'imprint per lettori maturi della casa editrice.
Ma la carriera lavorativa di Karen Berger non finisce qui "E' giunto il momento di portare la mia esperienza altrove" ha dichiarato alcuni giorni fa durante una chiacchierata informale tenutasi nella sala riunioni della DC Comics. Poi ha raccontato dei suoi esordi, quando nel 1979 fresca diplomata al Brooklyn College si presentò alla casa editrice solo "come un'altra diplomata alla ricerca di un lavoro. Non ero una appassionata di supereroi, lo ammetto, ma in breve mi ritrovai a lavorare per la casa editrice, coinvolta nel business dell'editoria e innamorata dei fumetti". Dopo aver svolto il ruolo di editor su Watchmen, la Berger si trasformò nel punto di contatto tra gli scrittori britannici e il mercato americano dei comics.
"Era una donna della nostra generazione" ha dichiarato Grant Morrison "ma non si tratta solo di questo, ci stava offrendo di fare proprio ciò che noi desideravamo di poter fare. La DC Comics divenne improvvisamente il luogo ideale per un mucchio di punk britannici come noi che all'improvviso furono presi molto sul serio".
Il successo del lavoro svolto da Karen Berger culminò nel 1993 quando fu creata l'etichetta Vertigo, che oltre ad affrontare temi più maturi e pubblicare opere rivolte a un pubblico diverso da quello solito dei comics, conferiva agli autori di conservare parte dei diritti di sfruttamento delle loro opere e la possibilità di raccontare storie e affrontare tematiche considerate tabù per i fumetti di supereroi (la leggenda vuole che, lamentando l'esigenza di estrapolare la linea editoriale cara alla Berger dal classico universo DC, un editor della casa editrice dichiarò che loro supereroi non potevano masturbarsi, al che Neil Gaiman rispose: "probabilmente perché si vestono con bizzarri costumi attillati e passano tutto il loro tempo a picchiarsi l'un l'altro").
Sotto la direzione di Karen Berger la Vertigo ha cominciato a produrre con regolarità raccolte in volume delle sue serie più celebrate, in un epoca durante la quale la casa editrice solo di rado raccoglieva in edizioni più prestigiose alcuni cicli narrativi. Il tramonto della stagione di Karen Berger si è avuto all'inizio di questo decennio, quando la DC Comics (trasformatasi in DC Entertainment) ha deciso di sfruttare più massicciamente i personaggi di sua proprietà, facendoli traslocare dall'etichetta per lettori maturi all'interno del rinnovato universo DC trasformando la Vertigo in un laboratorio per progetti più sperimentali. "Mi sono resa conto che la casa editrice era più interessata a focalizzare i propri sforzi sui personaggi di sua proprietà. In fin dei conti la DC e la Marvel/Disney sono due case editrici che appartengono a delle case produttrici di cinematografiche".
A rafforzare l'analisi della Berger ci ha pensato il co-publisher della DC Comics, Dan Didio che ha dichiarato: "ci sono alcune verità in quello che dice Karen Berger. Non si tratta di una sfida per chi è più capace a produrre profitti ma si tratta più correttamente di una sfida per misurare chi è più capace a farsi ben volere" E poi ha lapidariamente aggiunto "Soddisfare un numero limitato di lettori è il modo migliore per fallire. Non è per questo che lavoriamo. Noi abbiamo l'obiettivo di arrivare alle stelle con qualsiasi cosa facciamo. Perché noi stiamo provando a raggiungere la pià vasta audience e ad essere quanto più di successo è possibile".
Un intento nobile, non c'è che dire, ma bisognerebbe ricordare a Didio che nel 1993 il primo numero della miniserie Sebastian O di Grant Morrison e Steve Yeowell vendette 90.000 copie. E' vero che erano altri tempi, ma è pur vero che con cifre del genere oggi, nonostante gli intenti di DiDio, ci si assesterebbe ai primi posti della top10. Un dato su cui bisognerebbe meditare accuratamente.
Sebastian O |
2 commenti:
E stiamo parlando di Sebastian O.
Comunque, articolo commovente. Chissà dove andrà a lavorare Berger: sarò costretto ad acquistare tutte le nuove uscite della fortunata casa editrice per non sudare tra 20 anni causa esauriti ed edizioni extralusso. :P
Se non sono scemi un offerta allertante lo faranno quelli Dell' image o della dark horse, senza contare ottimi rapporti anche personali con scrittori e disegnatori che Che mediante la linea vertigo hanno potuto regalarci capolavori.
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