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CAPITAN AMERICA PRESIDENTE DEGLI STATES? DAI DUBBI DI ROGER STERN ALLA SFIDA DI SAM HUMPHRIES


(ultimate) Cap for President

Negli scorsi giorni, sulle pagine di Ultimate Comics The Ultimates 8 (edito in Italia da Panini Comics) è stato pubblicato un episodio davvero cruciale per l'Ultimate Universe: sul sedicesimo episodio della serie originale dedicata agli Ultimates, infatti, Capitan America, in seguito ai devastanti eventi narrati nel crossover Divided We Fall, viene nominato sul campo (e senza alcuna elezione diretta) Presidente degli Stati Uniti d'America.

Una evoluzione narrativa davvero sorprendente di cui è stato artefice Sam Humphries sceneggiatore che ha preso le redini della serie dopo l'abbandono di Jonathan Hickman.  Cosa ha spinto Humphries a compiere una scelta narrativa così drastica? Lo racconta lui stesso nel corso di una intervista al sito Comics Alliance:

"Ho preso le redini della serie direttamente dalle mani di Jonathan Hickman. Mentre si apprestava a lasciare il titolo, ha vaporizzato Washington. Questa è stata davvero una bella sfida - "spedirò questa palla più in alto possibile, sarai in grado di schiacciarla con forza verso il basso?" Decisi di raccogliere la sfida, pensando che avrebbe potuto funzionare alla grande. Per fortuna Hickman mi ha lasciato un voluminoso fascicolo di appunti riguardo la serie. C'era una riga in cui si accennava alla possibilità che Cap andasse alla Casa Bianca. Era una idea che se messa in pratica avrebbe spaventato chiunque, ma mi convinsi davvero che sarebbe stata la più grande idea per una storie degli Ultimates che avremmo mai potuto  avere. Pensai, se la odieranno, vabbe'... ma se acconsentiranno, potrebbe essere grandiosa. E così adesso ci troviamo qui a parlarne. 

Durante tutto il primo anno del rilancio della linea Ultimate Comics abbiamo assistito a come l'America sia stata messa sotto pressione dall'esterno e destabilizzata dal suo interno. Quando gli stati cedono all'isteria anti-mutante, si è imboccata una via di non ritorno. Con la devastazione di Washington D.C. e il caos che imperversa in tutta la nazione, gli stati cominciano a formare i loro governi indipendenti. Non è più possibile affidarsi al Presidente per richiedere la sicurezza dei tuoi cittadini, devi prendere tu stesso il comando. Nel bel mezzo di questa crisi, il popolo americano ha capito che c'è bisogno di un nuovo tipo di leader. Ed è così che si è arrivati a nominare Cap presidente". Riguardo quali saranno le priorità presidenziali di Cap o la sua visione per un'America migliore, Humphries ha le idee molto chiare: "Cap è un soldato, non un politico. Non è stato eletto attraverso un'elezione. Sta rispondendo alla chiamata di un popolo in crisi che gli ha chiesto di compiere un lavoro: rimettere insieme il paese"

Stando alle dichiarazioni dello sceneggiatore, dunque, non corriamo il rischio di dover leggere tanti episodi in cui Cap, seduto dietro una scrivania, dovrà affrontare intrallazzi di potere e cavilli legislativi: "[...]nessuno vuol leggere un fumetto su Cap seduto dietro una scrivania. [...] Sarà un presidente diverso da tutti quelli che abbiamo visto in precedenza - sia nella finzione che nella realtà". Anche Axel Alonso, editor-in-chief della Marvel, ha le idee molto chiare in proposito: "Questa non è la storia di Cap  seduto a visionare documenti. Cap sarà alla Casa Bianca per dare l'esempio [...] L'America ha bisogno di rimpossessarsi di se stessa. Quella della responsabilità del presidente nei confronti della gente è una strada a due sensi di marcia. Ciò che apprezzo di questa storia è che abbiamo qualcosa da dire sulla Presidenza, qual è il suo significato e riguardo il patto che si stringe tra le persone e il loro leader".

Steve Rogers presta giuramento
come Presidente degli Stati Uniti

Ciò di cui, forse, non molti sono a conoscenza è che già nel 1980, sulle pagine di Captain America #250, Roger Stern e John Byrne affrontarono, in maniera diametralmente opposta, la vicenda della corsa alla presidenza di Steve Rogers. Al contrario di Sam Huphries, però, Stern proprio non riteneva adatto Capitan America a ricoprire quel ruolo. A rivelarci i retroscena di quella storia, la genesi e la decisione di come raccontarla, ha provveduto lo stesso Stern nel corso di una bella (e lunghissima intervista) al sito marvelmasterworks.com: "La storia "Cap for President" mi fu suggerita da Roger McKenzie e Don Perlin  all'epoca in cui erano loro a occuparsi della serie, più o meno un anno prima che arrivassimo John e io. In qualità di editor della serie, mi trovai costretto a scartare la loro proposta perché questa prevedeva che Cap vincesse le elezioni e operasse nei successivi quattro o otto anni direttamente dalla Casa Bianca. Pensai che questa soluzione avrebbe fatto oltrepassare il limite della sospensione dell'incredulità che i lettori erano disposti a concederci. 
"Cap for President"
copertina di Capitan America #250

Okay, adesso facciamo un salto in avanti nel tempo e torniamo a quel "più o meno un anno dopo"... John era a New York per una visita, entrambi eravamo a cena con Jim Shooter e Ralph Macchio. Così, naturalmente, ci ritrovammo tutti a chiacchierare in libertà e venne fuori la questione inerente cosa avremmo fatto per celebrare Capitan America #250. John ed io già sapevamo che per il numero 255, la storia con cui avremmo celebravamo il 40esimo anniversario del personaggio, avremmo voluto rinarrare le origini del personaggio, per il numero 250 cercavamo, dunque, un'altra idea - qualcosa di davvero speciale. 

Dal momento che quell'albo sarebbe stato messo in vendita durante l'estate, giusto in tempo per le convention politiche, Jim suggerì che avrei potuto lavorare sullo scenario "Cap for President". 
Continuavo ad essere scettico riguardo questa idea. Dissi che non credevo che Cap fosse il tipo di persona interessata a correre per la Stanza Ovale. E Jim controbatté che proprio questo avrebbe potuto essere il nucleo su cui ruotava la storia - chi fosse Cap e perché non avrebbe fatto la corsa. Da questo momento in poi la storia procedette da sola. Ma sono certo che 1. Roger Mck e Don ne erano a conoscenza e 2. furono accreditati nella pagina della posta. 

Il "gran rifiuto" di Cap, disegni di John Byrne

1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Don Perlin in realtà voleva alzare la palla così in alto che nessuno sarebbe riuscito a schiacciarla a meno di avere le braccia di gomma di Mister Fantastic.
Da quello che ho trovato tra le pagine di una vecchia zine amatoriale che ha circolato a Bangor e solo a Bangor negli anni settanta, Don intendeva proporre alla Marvel di fare di Johnny Blaze ( che al tempo disegnava, si vedano i due balenotteri Comic Art ndr ) il Prez. L'idea era che il piano di Mefisto ,in pura retcon delle origini raccontate da Friedich e Ploog, fosse di schiaffare alla Casa Bianca un undercover agent che avrebbe portato gli USA a diventare il catalizzatore della battaglia finale tra le forze del Bene e del Male. Forse un po' troppo x la Casa delle Idee che aveva avuto , in quegli anni, guai persino con la saga di Sise-Neg di Englehart e Nebres ( il dottor Strange affronta un biblico avversario il cui nome letto al contrario è Genesis ) e con le lettere dei fans che continuavano a chiedere se Galactus fosse il Primo Fattore. E non dimentichiamo il Watergate di Cap nelle pagine di Englehart ( ancora lui !) e Sal Buscema. Non tutti i lettori aprezzarono: Nixon , per esempio, cancellò il suo abbonamento e stiamo parlando di un tizio che leggeva Cap persino nei fifties quando lo Scudiero dava la caccia ai commies ed il Teschio Rosso era...rosso ( poi Englehart spiegò a Nix ed a tutti gli altri che quello era un altro Cap: di certo un autore che non è capace di farsi gli affari suoi !). Stan e gli altri ragazzi del bullpen ringraziarono Perlin e gli chiesero di continuare a concentrarsi sui Defenders e di puntare sull'implume DeMatteis che prometteva bene. Pazienza.

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